Appena Christian Maggio, il 30enne centrocampista del Napoli, sentirà il fischio dell’ungherese Kassai, in un sol colpo il club azzurro sfaterà un tabù che si porta dietro da ben 24 anni: da tanto infatti un giocatore del Napoli non prende parte a una gara della fase finale degli Europei con la maglia dell’Italia. L’ultima volta, il 22 giugno dell’88, toccò a Nando De Napoli, nello 0-2 infausto con cui l’Urss ci mandò a picco nell’edizione tedesca. Un altro segnale di rinascita.
Maggio è atteso come uno dei protagonisti sia per i suoi meriti genetici, certo, ma anche tattici e strategici. Perché se Prandelli si sente felice come un bambino che ha fatto i compiti, Maggio si sente come uno che quei compiti li conosce a memoria dopo che il commissario tecnico azzurro ha deciso di varcare il Rubicone tattico passando al 3-5-2. Ad adattarsi, si è sempre adattato. Ma Maggio non ha mai nascosto che quel 3-5-2 è musica per le sue orecchie. Come le tabelline, ha imparato a memoria segreti e trucchi di quel modulo che preferisce come nessun altro. «È vero, mi trovo proprio a mio agio. E posso aiutare i miei compagni», ha detto. Ovvio, in pratica è da cinque anni che gioca così: nella Samp di Mazzarri, nel Napoli di Reja e poi ancora con quello di Mazzarri. L’unica (breve) parentesi con Donadoni. Ora ecco Prandelli.
Con l’uscita di scena di Barzagli e la rivoluzione tattica, sa bene che è lui uno di quelli che può diventare la chiave della Nazionale: puntuale quando c’è da chiudere in difesa, implacabile come un martello pneumatico nelle percussioni offensive. Lippi lo ha gettato nella mischia in Sudafrica contro la Slovacchia. «Ma questo gruppo è molto più forte per qualità e motivazioni rispetto a quello che partì per il Mondiale». Prandelli non lo ha mai mollato. Adesso la scelta del ct di ripudiare il sistema di gioco utilizzato per due anni aggrappandosi alla coperta di Linus della difesa a 3 e al centrocampo a cinque, fonda le sue fortune ovviamente nell’organizzazione del centrocampo, cementata dai due pilastri ai lati. Uno di questi, chiaro, è Maggio.
Certo, la Spagna campione del mondo, oggi a Danzica, è il peggiore collaudatore possibile per questo genere di esperimenti. Maggio è sereno. «Il girone è durissimo ma io punto su Balotelli: ha delle doti incredibili e l’entusiasmo della gioventù. Ma questa è una squadra piena di talenti». Mai una voce fuori dal coro, mai una protesta. È leader in campo e non pare essere intenzionato a esserlo fuori. Ha ammesso: «Faccio parte di un progetto importante e non voglio andare via». Ora è atteso dal test di maturità.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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