Ecco l’editoriale di Antonio Corbo pubblicato sulle pagine dell’edizione odierna del quotidiano “La Repubblica”:
La tattica spensierata che lo aiutò a battere la Juve a Torino, stavolta ha turbato Stamaccioni. La sua conversione alla prudenza è una scelta delle ultime ore, se è vero che neanche per un attimo aveva provato l’assetto di ieri sera. Stravagante in difesa, massiccio a centrocampo, essenziale in attacco. Dietro opta per una linea a 3 con Cambiasso al centro, argentino tecnico con buona visione, pronto a organizzare, ma un po’ lento tra il non certo veloce Ranocchia e il potente brasiliano Juan Jesus.
Il terzetto annuncia un Inter a specchio, ma consente un centrocampo assennato in Zanetti che si occupa di Hamsik, elastico sulle fasce, dove Nagatomo oscura Zuniga guardando con un occhio il ballerino infelice e con l’altro Insigne, ben più insidioso e mobile. A sinistra Pereira compete senza timore con uno spento Maggio. Depotenziato sulle fasce, il Napoli deve giocarsi tutto a centrocampo, dove non si riconosce Inler, disturbato da Gargano e dove domina il furore di Guarin, pari per volume di gioco a Behrami ma molto più incisivo. Perché Guarin segna subito chiudendo uno schema interista su corner dalla sinistra. Guarin è solo sul versante opposto per un errore di movimento di Cavani che rimane al centro e la palla gli vola sulla testa come un piccione. Non convince De Sanctis sui gol: è una lettura ormai classica, il portiere ha sempre torto se fa passare la palla tra sé e il primo
palo. Lo stesso De Sanctis ha la mano morbida sul raddoppio di Milito, che si lascia alle spalle Gamberini e ha lo spazio libero per tirare, Britos infatti esita un po’ a corrergli contro. Inevitabile per Mazzarri cambiare Ha almeno quattro spie accese.
Inler non guida la squadra, né lo fa Hamsik che non è in condizioni perfette e dovrà uscire per noie muscolari. Le altre due: Cavani corre ovunque con esasperato individualismo attribuendosi il monopolio del gol e Maggio affanna sulla destra. A Mazzarri conviene rischiare: ritira Gamberini, ammonito e con un naso dolorante sotto il cerotto. Ha capito che la difesa interista va smascherata: e osa Pandev, per fortuna senza rinunciare a Insigne, ancora una volta tra i migliori, una spina nel fianco destro dell’Inter. Il Napoli finalmente si piega nella ripresa alle emergenze tattiche, difesa a 4, con Maggio arretrato a destra. Dopo Pandev, entra anche Dzemaili. Qualcosa cambia: non solo di potenza Cavani segna dopo un assedio di massa. Ma sul 2-1 diventa più saggia l’Inter arretrando Guarin, sostituendo Milito, lasciando che un Napoli sfilacciato per tutto un tempo ritrovi un filo logico nel gioco, dopo le manovre condotte sull’apporto di grandi individualità. Ma senza le sue brucianti ripartenze, che non può attuare se gli esterni sono così flebili. Una soluzione forse c’era: Zuniga restituito a destra, e Dossena a sinistra. Ma sapete tutti che Maggio è l’irriducibile speranza di Mazzarri. Peggio gioca, più gioca. Il Napoli, forte in alcuni, Insigne su tutti, debole e sbandato in altri, riesce comunque ad allestire un finale pirotecnico. Uno dei suoi. È prova di vitalità, è la certezza di una squadra che ti ruba il cuore per quanto dà in campo, ma si rivelano difetti strutturali che vanno corretti in qualche modo adesso, poi al mercato. Non si può insistere con un modulo, se gli uomini chiave di quel gioco sono così distanti dai loro giorni migliori
Fonte: Antonio Corbo per La Repubblica
La Redazione
L.D.M.
