La differenza è nei dettagli, nella cura dei particolari, in una punizione apparentemente innocua che diviene – invece – materia d’approfondimento sugli schemi. E’ un lampo che dimostra uno studio e la fertilità del lavoro, la capacità di assecondare il proprio istinto e di volare poi in alto, laddove è arrivato Maggio: «Un gol bello, che dedico a mia moglie e, come sempre, a mio padre che non c’è più». La «crisetta» è una pallina di carta arrotolata e lanciata nel cestino: 2-0 all’Udinese, però con autorevolezza, con giudizio, con un Maggio che a Radio Marte trova pure la mamma in diretta («ma dove sei arrivato, figlio mio?») ad augurargli felicità: «Noi andiamo avanti alla giornata: ora pensiamo al Catania, poi penseremo al Bayern. Il mio contratto? E’ in scadenza nel 2013, vedremo se si troverà un accordo. Io vorrei chiudere qui la mia carriera, questa è la squadra più forte nella quale ho giocato». La differenza c’è. E si vede.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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