Stavolta, la zona Cesarini è un fazzoletto giallorosso che sventola nel cielo d’una Roma abbagliante, e quel che resta tra le mani del Napoli accigliato è una accozzaglia di rimpianti da far venire il fegato grosso così. « E’ vero, perché sentivamo la partita nostra e prendere gol a due minuti dal novantesimo fa male. Ma non ci abbattiamo ». Stavolta, c’è un bicchiere sul tavolo che va ingurgitato con tutto quello che contiene: l’amaro d’un primo tempo assai claudicante, il sapore del nettare d’una ripresa sontuosa e poi il veleno che sgorga dall’alto, spruzzato dal basso, schivato dall’onestà intellettuale di Maggio che prende la partita tra le mani, la rivolta come un calzino e ne benedice l’equità del risultato. « Perché il 2-2, tutto sommato, visto come sono andate le cose, è giusto. Pero è chiaro che se stai vincendo a centoventi secondi dalla chiusura, se hai avuto quelle chanche per chiuderla, non riesci ad essere soddisfatto ».
FRECCIA AZZURRA – Il Napoli double face che non t’aspetti resta sulle ginocchia nel primo tempo, poi si libera dalle catene e (ma che paradosso!) della stanchezza, scalda i motori e nel secondo tempo va all’arrembaggio, lascia la Roma nella sua tre quarti, la annichilisce, la sovrasta, cancella con un colpo di cassino sulla lavagna tutto quello ch’è stato per 45 minuti e ridisegna le gerarchie in campo. La storia controversa di una gara indecifrabile, con picchi di alti e bassi difficili da interpretare. « E’ stata una serata complessa, loro ci hanno messo in difficoltà per un bel po’; hanno avuto anche occasioni per staccarci, sono stati sfortunati. Però, poi, l’altra faccia della medaglia è la nostra reazione, la capacità di rialzarci. L’amaro in bocca resta, ma sono pure convinto che il 2-2 rispecchi più fedelmente quello che ha detto il campo ».
LA VOGLIA MATTA – Eppure, pareva ormai archiviata: 1-2 da ammazzare un bue, le rasoiate di Zuniga e di Cavani e le percussioni di un Maggio risorto dopo aver patito, un treno che riparte e si ferma solo dinnanzi a un maldestro controllo che gli scippa dal destro la possibilità dell’1-3 e che poi, di nuovo lanciatissimo a una velocità terrificante, sceglie la soluzione peggiore dinnanzi a Lobont. Minuto 88′, quello che non è nelle corde d’una gara ormai consegnata al Napoli, è l’episodio sul quale Maggio lascia scendere un velo, per non alimentare ulteriormente la propria delusione e per decidere di sorseggiare con ottimismo quel drink del pareggio, del punto conquistato su un campo difficile, un bla-bla-bla per non buttarsi giù, anzi per tener su la compagnia: « Noi siamo sempre in corsa per il terzo posto, anche se adesso c’è una partita in meno. Aspettiamo le gare delle altre avversarie, vediamo cosa succede, senza fare calcoli e continuando ad andare avanti con la nostra determinazione. Era importantissimo non perdere stasera e all’intervallo eravamo sotto di un gol. Ora ricominciano, ripartiamo e poi faremo i conti alla fine. Ma questo pareggio a Roma ha confermato una cosa: il Napoli è vivo e lotterà fino all’ultimo minuto della stagione ». La verità è ormai oltre la curva: meno tre.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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