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Maggio: “Andiamo a prenderci il trofeo”

L'esterno destro: "Siamo concentratissimi per la gara contro la Juventus"

E poi arrivò la finalissima: pareva un sogno, otto anni fa; e anche nell’ottobre del 2009, in quella malinconia avvolgente che s’avvertiva ovunque, in quella tristezza diffusa, in quel principio di rilassamento collettivo. Juventus-Napoli, chi l’avrebbe detto: tra sessantamila cuori egualmente divisi e il pathos d’una serata che sa di rivoluzione, la resurrezione dalla macerie del Fallimento, la B assieme alla «Vecchia Signora» e adesso l’ora e mezza per andare incontro alla gloria, magari lasciandosi trascinare da una «freccia azzurra» che s’è lasciato dietro i ricordi e che va a vivere la sua estate radiosa e ruggente: «Ora la finale di Coppa Italia, poi l’Europeo: due appuntamenti ricchi di emozioni, incredibili. Ma io vado per gradi: ora mi gioco questa partita e cerco di vincerla assieme ai miei compagni. Perché questo significherebbe dare ulteriore senso alla nostra stagione, a questo ciclo formidabile». 

‘Na sera e Maggio non può che essere che la «sua» domenica, da consumare con il piede sull’acceleratore, avanti e indietro sulla corsia di destra, per cercare il varco giusto, per tentare di rimediare la scorciatoia che conduce sino al palco, là dove c’è la Coppa Italia. «Siamo stimolati al punto giusto, avvertiamo la resposabilità di chi sa di giocare un match decisivo per la felicità propria e della propria gente. Sono disposto a qualsiasi sacrificio, ma voglio vincere. E lo vogliono anche i miei compagni. Lo vogliamo perché sappiamo di essere all’incrocio con una data-simbolo: Napoli non può più aspettare per prendersi un trofeo, quante stagioni sono passate?». 

VENTIDUE ANNI – E’ qui la storia, tra i piedi di Christian Maggio, nella sua testa e in quella del Napoli, che ora s’è liberato dalle tossine della Champions e si è rimesso a sprintare ad altissima velocità; ed è qui la testa, in quell’Olimpico che stordisce da vuoto e figuratevi un po’ stracolmo, ma che ha già trasmesso «tensione positiva» e induce a fantasticare, però razionalmente, riannodando i fili della statistica, ripercorrendo il passato ch’è così distante dall’ultimo successo (nel ’90 la supercoppa contro la Juventus; nell’87 l’ultima coppa Italia contro l’Atalanta) e che va aggiornata. «Siamo concentratissimi, sappiamo di sfidare una signora squadra, non a caso i campioni d’Italia. Ma siamo anche consapevoli della nostra forza: è la finale di Coppa Italia, non ci sono altre possibilità, e vorremmo offrire a noi stessi, alla società, ai tifosi, quindi alla città una vittoria che vale». 
RIVINCITA – La Juventus, il Napoli: e dentro quella coppa Italia, la sottile psicologia di una vigilia da affrontare a petto in fuori, azzerando i precedenti di un anno azzurro assai e però talvolta in bianco&nero come nel 3-3 del San Paolo e nel 3-0 del ritorno. «Ma praticamente quella sera a Torino il Napoli non è sceso in campo. Non eravamo noi. A livello fisico la Juventus aveva qualcosa in più di noi; e io sono uscito anche presto, vittima di un infortunio. Ora è un’altra gara. Loro hanno fuoriclasse però pure noi abbiamo uomini incredibili, capaci di cambiare lo sviluppo della serata con una sola mossa. Io non mi inserisco tra i tre tenori, ci mancherebbe: io sono uno che deve dare sempre tutto quello che ha per rendere. A loro basta che s’accenda un attimo la lampada». 
IN ALTO I CORI – Juve o Napoli lo dirà quest’ora e mezza da filmissimo del prime time, una sceneggiatura imprevedibile che Christian Maggio fatica a raccontare ma che lascia solo intuire, avendola preparata assieme ai compagni, nei pomeriggi di avvicinamento alla finalissima: « Ne abbiamo parlato, eccome. Siamo ambiziosi, così come lo è la società e come lo sono i nostri fans. Sappiamo di essere al cospetto di un’avversaria con talento, ma sappiamo anche che noi siamo il Napoli e lo abbiamo dimostrato sia in Champions sia in campionato. Siamo tranquilli, avvertiamo la serenità che ha caratterizzato molte nostre sfide in questa stagione e direi in questo ultime triennio. Abbiamo raccolto le energie, ci sentiamo bene, nella condizione giusta per giocarcela e per provarci. Questo match non chiude un ciclo, perché il club ha ribadito le sue aspirazioni e i risultati conseguiti lo dimostrano. Ci manca soltanto una cosa». E poi arrivò la finalissima…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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