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Macalli: “No alle seconde squadre, ci sarebbe poca competitività”

Abete: "Serie A a 16 squadre? Parliamone in maniera non organica"

Seconde squadre? No, grazie. Mario Macalli non ha dubbi e respinge al mittente la proposta di Aurelio De Laurentiis. «Noi la riforma l’abbiamo fatta, mentre gli altri parlano di riforme: la differenza sta tutta qui», spiega Macalli, presidente della Lega Pro, che ha organizzato a Roma il convegno su «La riforma del calcio professionistico» proprio per parlare del nuovo format che avrà la terza serie, destinata a passare dagli attuali 69 club ai 60 del campionato 2014-15, con tre gironi di Prima Divisione da 20 squadre e la scomparsa della Seconda Divisione.  Il no alle seconde squadre è netto. «Noi abbiamo nel nostro Dna la cultura del campanile, l’attaccamento al territorio fa parte del nostro brand – aggiunge Macalli -. Con le seconde squadre svanirebbe questo rapporto speciale che rende unica la nostro Lega nel panorama europeo e mondiale. Poi bisognerebbe capire se queste squadre possono salire o no di categoria. Si rischia di diventare un campionato tra scapoli e ammogliati. E senza competitività si perderebbe anche l’interesse del pubblico». 

ESEMPIO SALERNITANA – Macalli boccia il Napoli 2, ma vede invece con favore l’ingresso dei presidenti dei club di A nelle società di Lega Pro, una soluzione in multiproprietà sull’esempio di quanto ha fatto Claudio Lotito con la Salernitana. Il club granata è un po’ la vetrina per i giovani che escono dal vivaio della Lazio e nello stesso tempo mantiene inalterato il suo rapporto con Salerno. «Certo, se la Salernitana sale di categoria scatta la norma d’incompatibilità e la devono vendere. Ma è una squadra che ha la sua città, il suo pubblico, uno stadio. Se salisse di categoria, invece, la Lazio B chi la comprerebbe? Lasciamo perdere». Macalli durante il convegno ha rivendicato l’importanza della riforma della Lega Pro. «Non vogliamo essere più una categoria assistita, dobbiamo diventare autonomi dal punto di vista finanziario. Non si potevano più accettare ogni anno tanti abbandoni: le nostre società vogliono uscire da questa crisi con le loro gambe». 
RIFORMARE LA B – Se De Laurentiis spinge per portare la serie A a 16 squadre, Giancarlo Abete ha un progetto più ampio di riduzione dei club delle categorie superiori, in particolare l’organico della serie B. «Ventidue squadre sono troppe – afferma il presidente della Federcalcio, confermato anche per il prossimo quadrienno all’unanimità -. Un numero simile significa una stagione interminabile con 42 giornate di campionato, 4 di play off, più la Coppa Italia e le nazionali. Le nostre norme prevedono condivisione per raggiungere certi obiettivi, non basta avere il 51 per cento dei consensi per decidere». Ma intanto è partito il messaggio per Andrea Abodi, presidente della Lega di B, grande assente al convegno di ieri. 
DIETA PER LA SERIE A – Anche la Lega di serie A non è contraria a priori ad eventuali riforme, ma il presidente Maurizio Beretta preferisce prendere tempo. «La riforma della Serie A a 18 squadre? È evidente che riforme di questo genere comportano rapporti con le altre Leghe perchè toccano il numero delle promozioni e delle retrocessioni. Non ha senso parlarne in maniera non organica. Servono riflessioni strutturali». Il contrario di quanto vorrebbe Aurelio De Laurentiis. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 


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