Mesto e Zuniga sono lì che corrono, a parte. Scarpe da tennis, procedono piano, cauti. Benitez li guarda, pensa a quanto siano importanti. Seccato dal fatto che potrebbe non avere il colombiano e l’ex genoano ancora per un bel po’ di tempo. Maledizione. Anche il tifoso del Napoli guarda idealmente Giandomenico Mesto, e fa due conti: senza di lui, che il legamento se l’è rotto il 2 novembre scorso dopo 7’ di gioco contro il Catania, 11 gol subìti in 5 partite. Coincidenze? Chissà. Certo non sarà tutta «colpa» della sua assenza, ma l’aritmetica ha sempre un suo perché. Non è un processo alla difesa, questo. Non può esserlo perché quella azzurra non è tra retroguardie pecore nere della serie A. Al contrario: è la terza dopo Juve e Roma. Moreno Ferrario (al Napoli dal 1977 al 1988: 311 presenze e otto gol) dà molte attenuanti al Napoli e a Benitez. «Prendi troppi gol? Normale. Per prima cosa le assenze: Mesto e Zuniga sono garanzia di superiorità e rocciosità dietro, sono due baluardi che sradicano e infondono sicurezza, in anticipo e recupero. Sbagliano anche loro, sia chiaro, ma poco. E anche Maggio è ancora alle prese con un ritorno dopo l’infortunio. Poi tutti dimenticano che è cambiato tutto: c’è un modulo nuovo e in tre mesi impossibile aver già perfezionato i meccanismi». Un periodo di assestamento, dunque. «È così: nell’estate del 1980 arrivò Krol e noi passammo a zona: all’inizio lui era l’unico che faceva il fuorigioco. Noi, dico io e Bruscolotti, andavamo a farfalle. Poi gli parlammo: ”Ehi Rudy che dobbiamo fare?”. E alla fine sfiorammo lo scudetto». E quest’anno? «Beh, Benitez è un fenomeno. Penso che anche se noi la trattiamo con un certo snobismo, potrebbe portare a Napoli l’Europa League. Una coppa fantastica». In campionato, dopo le prime undici giornate, la porta di Reina era stata violata appena sei volte. Beppe Bruscolotti (al Napoli dal 1972 al 1988: 511 presenze e 11 gol) non ne fa un dramma. «All’inizio questa squadra aveva una compattezza invidiabile poi è normale che possa esserci un calo. Ma non ci sono problemi di leadership: Albiol è uno che ha già preso per mano il reparto, dà certezze e sicurezze anche agli altri. Gli errori possono esserci, ma non credo che il Napoli abbia un problema legato alla difesa». Il capitano di tante battaglie azzurre non pensa che sia una questione di cattiveria. «Ne vedo tanta in campo. Io credo che in certi momenti ci può essere un normale calo fisico. Ma è la fase difensiva nel suo complesso che va analizzata, non solo le prove dei quattro difensori». Alessandro Renica (al Napoli dal 1985 al 1991: 136 presenze e 10 gol) invita Rafa Benitez a essere meno radicale nella sue scelte. «Capisco che lui dica: io sono il Napoli, siano gli altri ad adattarsi al modo in cui gioco. Ma siamo in Italia, e lui ha notato che i tecnici della serie A sono scaltri e hanno studiato già le contromosse. Ecco, penso che il problema del Napoli è che sia divenuto prevedibile in difesa. E allora, meglio cambiare. Per esempio, perché in certe occasioni non rispolverare la grinta e l’essenzialità di Paolo Cannavaro? Lo facevamo anche ai miei tempi, quando era il Napoli di Maradona: se affrontavi un avversario speciale, adattavi la fase difensiva per poterlo neutralizzare meglio. Che male c’è?». Andrea Cupi (al Napoli dal 1995 al 1997: 27 presenze) allena ora il settore giovanile dell’Empoli: «Rafa è un esempio per tutti noi. Il Napoli sta cercando di cambiare il modo di vedere il calcio: fa bene ad andare dritto per la sua strada anche se a costo di rimediare qualche gol di troppo e di fare qualche scivolone. Ma nel tempo, i risultati verranno». Sebastiano Nela (al Napoli dal 1992 al 1994: 34 presenze), commentatore di punta di Mediaset Premium, ha visto gli azzurri dal vivo in Champions, contro il Borussia. «Questa squadra farà molta strada, ha personalità e carattere. Benitez sta portando una ventata di nuovo nel nostro calcio. In difesa c’è da lavorare: ma diamo tempo al tecnico spagnolo che in fondo è qui da soli tre mesi».
Fonte: Il Mattino
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