Aiuto, Cavani non segna più. Sono passati 366 minuti dall’ultimo gol in campionato (che diventano ben 501 se si contano anche le due gare in Europa League), quello che valse la vittoria per 2-1 sul campo del Parma. Non è un’astinenza da record (almeno per ora) ma un’eternità per un fenomeno come il Matador, soprattutto se – Lazio a parte – gli avversari si chiamano Catania, Sampdoria e Udinese e il bilancio di questi ultimi trenta giorni è di 1 vittoria e tre pareggi. Quel giorno gli azzurri erano a -3 punti dal primo posto. Da oltre un anno e mezzo Edi non era rimasto così a secco: dalla quarta alla decima giornata della passata stagione, per un totale di cinque gare senza segnare.
Quattro partite (ma fanno addirittura sei con le due sfide con il Vikoria), nessun gol. E il Napoli che non riesce neppure più a vincere. E fa gol col contagocce. «Noi non siamo Cavani-dipendenti: l’uruguaiano si esalta per le caratteristiche del nostro modulo e del nostro gioco», ha sospirato tante volte Mazzarri. In fondo ha ragione: il Napoli resta comunque il quarto attacco della serie A. Il problema è che qui si parla di digiuno, di dieta, di astinenza: da gol. A sommare idealmente i giorni di non-gol di Cavani (trenta a partire dal 27 gennaio), sembra quasi impossibile. Eppure è così: il Matador ha il muso lungo da troppo tempo. Ed è ora – ora che lo scudetto è davvero a portata di mano – che servono i suoi ruggiti. Contro la Juventus, Cavani ha giocato 10 volte: cinque con la maglia del Palermo e altre cinque volte con quella del Napoli. I gol realizzati contro i bianconeri sono 6: uno solo con la maglia rosanero e poi tutti con i partenopei. Compresi quelli nella finale di Coppa Italia e di Supercoppa. Poi c’è la tripletta dello scorso campionato, quella con il giallo finale del colpo dello scorpione o del colpo di testa.
«Il mio digiuno? Non mi sento né frustrato né sotto pressione. Sto bene, il gol arriverà», ripete sereno. Contro l’Udinese ha fatto qualsiasi cosa, dal terzino allo stopper. «Si esalta così, non sarò certo io a dirgli di non farlo», ammette il tecnico azzurro. Certo quest’anno una pausa così lunga non se l’era mai presa. E il suo violino è lì, imbustato e silenzioso. Cavani non lo suona da troppo tempo. Eppure fino a Parma erano canditi e serenate; dopo, solo carbone. L’uruguaiano si è preso una pausa sulla strada della Scarpa d’Oro. Succede. Prima era una media sbalorditiva: 18 gol in 19 partite (25 in 25 gare compresa l’Europa League). Il digiuno è cosa brutta. Ma abbattibile. Serve una cosa sola, pensa il bomberone: riattivarsi riattaccando la spina, ne basta uno e poi tutti gli altri, come sempre è successo, arriveranno. Tocca a lui lanciare la sfida alla cooperativa del gol juventino: i bianconeri vanno a segno con tutti. Cavani, invece, ha segnato 18 dei 46 gol complessivi realizzati dal Napoli. Il punto è che Edi ha «viziato» fin da subito Napoli. Ma non chiedetegli se gli manca il gol. Ovvio. Chiedetegli invece quanto mancano alla squadra: tanto. Senza il suo timbro, il Napoli ha sì vinto contro il Catania; poi, solo tre pareggi. Pochi, pochissimi per inseguire il sogno scudetto.
Cavani è alla ricerca del gol perduto. E in attesa del big match ha passato la giornata di ieri attaccato a Skype pregando con il suo padre spirituale che sta in Uruguay. Perché è un atleta di Dio, e prima del calcio vengono famiglia e religione. La Juventus è avvertita: e lui in certe partita non sbaglia mai. «Lo so, è un top player. Ma è tutto il Napoli che mi mette i brividi», sbotta Antonio Conte.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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