NAPOLI – Capitan Cannavaro. Sempre. Perché la fascia è qualcosa in più di un drappo stretto al braccio. E’ un senso di responsabilità, una mentalità, un titolo che va al di là dell’anzianità di spogliatoio. Paolo Cannavaro capitano nell’anima. Comunque. E domenica, forse, pure in campo. « Io sono pronto, ci sto. Fosse per me la fascia la metterei sempre». E giù un sorriso. La serenità della maturità, la faccia bella quando star fuori è brutto. S’è fatto grande Paolo. Il fratello di… è ora Cannavaro e basta. Ha spalle larghe. E’ un simbolo della napoletanità. Fa visita al Circolo Posillipo. Stringe la mano a Gallo, graduato come lui. Però dentro la piscina. Gagliardetto, auguri e un invito reciproco. Doppio. «Magari ci sfidiamo, organizziamo un derby. Prima in campo poi in acqua. Siamo il Napoli, siamo gente di mare».
LA BATTUTA – Cannavaro butta lo sguardo verso un paesaggio mozzafiato. C’è tanta gente. Qualcuno ironizza. «L’importante è non tuffarsi». Ecco Higuain. Anche quando non c’è. E non c’entra. Il Pipita è il centro di gravità dei pensieri azzurri. E ovviamente dei sogni. Higuain unico, insostituibile, quasi da provocare dipendenza. «Ma no, non è così, non può esserlo. Abbiamo tanti giocatori di qualità in attacco. Anche a Marassi non c’era Gonzalo, eppure Pandev ne ha fatti due. Certo, Pipita è fortissimo. E quando non c’è, manca. Però ci sono gli altri».
Cannavaro entra deciso, in tackle. Da difensore puro. Come gli ha insegnato Vincenzo Montefusco, allenatore di quand’era ragazzo. Scherzano insieme. Viene fuori qualche aneddoto. Orgoglio napoletano di più generazioni, fierezza che nulla può reprimere: neanche una notte amara a Londra. «Ci può stare. Abbiamo perso contro una squadra fortissima. Una delle migliori d’Europa. L’Arsenal gioca un gran calcio. Siamo sereni. Conosciamo il nostro valore. Sappiamo cosa abbiamo sbagliato. L’importante è non commettere più certi errori. L’umore è buono». E giù un altro sorriso, che è un messaggio di solidità. Cannavaro sicuro. E’ il capitano, la voce dello spogliatoio, il gancio coi tifosi. In cinquemila e forse anche più a Londra. L’azzurro ovunque: Napoli battuta, mai abbattuta. La passione all’Emirates era tutta made in Naples. Cantavano i tifosi, e si sentivano. «Hanno combattuto con noi, in uno stadio meraviglioso. I napoletani sono unici, ovunque andiamo sono al nostro fianco. Meritavano una platea del genere. Peccato non aver fatto risultato. Volevamo regalargli una grande notte, speriamo di rifarci presto. Subito».
LIVORNO – E allora il Livorno, la prossima. Che non è Champions e che pure non puoi snobbare: Sassuolo docet. Il San Paolo fa tremare le gambe a chi non è abituato. E più che un passo avanti ne fanno tutte uno dietro: si chiudono e ripartono. «Sbagliato pensare sia una gara facile. Non ci lasceranno spazi, sarà dura. Dobbiamo giocare come sappiamo. Usare la testa. Non ci sono avversari comodi, le partite valgono tutte tre punti. Il Livorno come l’Inter o il Milan, senza pensare agli incastri del calendario. La mentalità, la crescita è proprio questa. Se vogliamo puntare a qualcosa di veramente importante dobbiamo sempre dare tutto».
Dare l’anima. Da Capitano, da Cannavaro.
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro