Ha vinto in Italia e in Europa: 22 titoli in tutto. Un fuoriclasse. Un arzillo globettroter. «Dicevano che non parlavo nessuna lingua, ma tutti mi capivano», sorride Giovanni Trapattoni dall’alto della sua vasta conoscenza dell’Europa. Rafa Benitez gli somiglia per i trionfi: 10 sparsi tra Spagna, Inghilterra e Italia.
Trapattoni, si è divertito a vedere il Napoli in Champions?
«Dico che non è una novità. Ho visto già qualche gara di campionato degli azzurri e mi sembra che abbiano una personalità degna di una squadra che gioca insieme da sempre».
Invece non è così.
«È stato bravo Benitez: ha dato fiducia al gruppo, ha usato le parole giuste per motivare i singoli. Quello che mi impressiona del Napoli è la partecipazione collettiva al gioco. È stato capace di sfumare gli egoismi che fra i calciatori ci sono sempre».
Con il Borussia cosa l’ha stupita?
«La personalità: il Napoli non si è fatto condizionare dall’idea di avere davanti i vicecampioni d’Europa. Li ha affrontati mostrando carattere. Può fare moltra strada in Champions».
Cosa ammira del Napoli?
«La bravura di De Laurentiis: questo Napoli è un po’ come la Juve degli anni 80. Non era un club ricchissimo ma giocatori come Boniek e Platini erano contenti di venire a giocare da noi. La società azzurra è rispettosa dei bilanci e attenta alla situazione storica».
Peccato aver perso Cavani?
«Non si può fermare chi vuole partire. Alla Juve mollammo Boniek perché gli offrivano di più».
Ha visto la punizione di Insigne?
«Un po’ Pirlo, un po’ Del Piero. Esagero se dico che mi ha ricordato quelle perfette disegnate del mio Michel?».
Intende, Platini?
«Sì, parabola magistrale. Anche se il primo pensiero è andato a un’altra punizione: quella che Maradona insaccò al San Paolo contro di noi (la Juve, ndr) calciando all’interno dell’area. Non so proprio come fece…».
Domenica riflettori su San Siro?
«Sarà un grande spettacolo. Benitez e Allegri giocano un calcio propositivo. Ho visto il Napoli col Borussia dare una lezione di calcio senza mai sbandare».
Higuain e Hamsik?
«Pericolosissimi. Hanno la voglia di vincere nel Dna. Dimostrano che i fuoriclasse sanno mettersi a disposizione».
Il Napoli è l’anti-Juve?
«Sta seguendo la strada dei bianconeri: cioè la concretezza a cui si aggiunge anche la spregiudicatezza».
Altre squadre che possono ambire allo scudetto?
«Per qualità tecniche e forza dell’organico direi Milan, Fiorentina, Roma. Ma anche l’Inter non è da sottovalutare».
E il suo futuro?
«Su una panchina di un’altra nazionale. In faccia ho parecchie cicatrici e di tornare ad allenare un club in Italia non so se è giusto. Anche perché già so come finirebbe da noi dopo che perdo due partite: mi direbbero che sono un vecchio… E mi arrabbierei molto».
Fonte: Il Mattino.
La Redazione.
D.G.
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