Un refolo di vento e finalmente Luna Rossa, la barca-bis guidata da Draper, prende il volo. È da sabato che a braccia incrociate tutti guardavano il cielo in attesa di un soffio capace di gonfiare una vela. Il refolo (poco più di 4 nodi) è arrivato e tanto è bastato a Luna Rossa targata Piranha per sorprendere gli avversari e vincere la regata che conta, quella che dà 50 punti al vincitore, dopo un duello serrato con gli americani di Oracle, o di Spithill che dir si voglia.
Voilà, la tappa napoletana va così a sorpresa a Draper. E con tanto di faccia lunga di Max Sirena (un po’ come se in Formula 1 vincesse la Ferrari di Massa e non quella di Alonso), lo skipper di punta del team Prada. Un acuto improvviso che fa tornare il sorriso a Patrizio Bertelli, il patron di Luna Rossa. «Sono felice di aver vinto qui, non era previsto. Su Napoli ho sbagliato, non sono stato compreso: il pubblico e il campo di regata sono stati eccezionali – dice Bertelli dopo aver accolto i suoi trionfanti eroi sulla banchina della Rotonda Diaz – Questo golfo ha dimostrato di essere all’altezza delle altre location italiane come Trapani e anche Bari».
Swordfish, il vero sfidante, ha commesso un errore alla boa numero tre, quando ha danneggiato Artemis, beccandosi dalla giuria una penalità di venti secondi che in pratica l’hanno estromessa dalla rincorsa. Un errore che non consente a Sirena di ricostruire la sua regata relegandolo all’ultimo posto. La sorpresa è Piranha, il pesce spada: non era neppure l’outsider, ma molto di meno. Ha stupito tutti con Francesco Bruni, il tattico, che indovina la partenza trasformando in un gabbiano quello che fino a poche ore prima era sembrato un giurassico uccellaccio. E così subito dopo il via, il catamarano con la vela rossa naviga in maniera molto più stabile di tutti gli altri: Spithill e Barker (chiuso e danneggiato da Swordfish) ondeggiano in maniera isterica e accumulano minuti di ritardo già al secondo mark (Oracle gira a 2’25”, Emirates a 2’32”). Il vento è debole, non supera mai nel campo di regata i 7 nodi. E dopo una quindicina di minuti di gara, complice anche una rotazione imprevista del vento, gli americani di Spithill risalgono sei posizioni e arrivano ad appena 22” da Piranha. In pratica, in un solo bastone, lo skipper del defender recupera due minuti e mezzo.
L’impressione è che Oracle abbia una marcia in più, in quella che sembra già la rivincita del duello di Valencia nel 2007. La gara taglia fuori tutti gli altri. A cominciare dai dominatori dei primi quattro giorni di World Series, i kiwi di Emirates. Zavorrati sia psicologicamente sia tatticamente dalla disastrosa partenza (sono penultimi al via), non riescono mai a trovare il vento giusto per la rincorsa. Piranha, intanto, è costretta a giocare in difesa, Spithill è una minaccia seria per Draper. Oracle può dedicarsi con l’aggressività necessaria alla copertura dell’avversario, e all’incrocio alla quarta boa torna ancora più sotto (a 14”). Ma è qui che Draper compie la sua impresa: nei due bordi di lasco l’efficienza dell’ala di Luna Rossa torna a fare la differenza, aiutata anche dai balletti del vento. Il vantaggio torna a salire: prima a 39”, poi a 46” e infine a 1’15”. Gli svedesi di Cayard sono terzi. Team New Zealand arriva 5’50” persino dietro a Korea.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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