Let’s go: ma dove? La notte della verità è un viaggio misterioso nel fascino discreto dell’incertezza: Napoli o Manchester, chi può dirlo, e l’ora e mezza che si spalanca dinnanzi è un’incognita da macerare l’anima. E andiamo: eh già, ma chi? La serata delle stelle è una mappa indecifrabile e il radar consegnato a Gigi De Canio, italo-inglese di panca e quindi di cultura, mister in senso letterale, dunque un signore, è la guida per orientarsi tra le pieghe di un interrogativo che va oltre. Oltre la Manica, oltre il san Paolo, oltre ogni ragionevole dubbio: Napoli o Manchester?
E’ sfida dentro o fuori, De Canio, e non ci sono vie d’uscita…
«Praticamente sì, ma ciò non rappresenta un limite per nessuno, men che meno per il Napoli: credo che ciò arricchisca d’ulteriore fascino questa sfida».
Napoli o Manchester?
«Se devo sbilanciarmi, dico 51% Napoli e 49% Manchester. Ma l’analisi merita un discorso ampio».
Abbiamo spazio: a tutto campo.
«Gara complicata: e fin qui niente di nuovo. Ma essere arrivati a giocarsela nello scontro diretto, testimonia la crescita del Napoli, il suo spessore».
Quale il nemico da combattere principalmente?
«L’impazienza di segnare. L’eventuale voglia matta di riuscire a colmare il gap in classifica in fretta. Invece, queste partite sono lunghissime: serve pazienza, tanto, ed uso razionale della strategia. Il Manchester è bravissimo nella palleggio, non bisogna lasciarsi né incantare e né irritare: calma, pazienza».
Tolga un uomo a Mancini.
«I miei gusti probabilmente non collimano con quelli della maggioranza, ma Yaya Touré è impressionate. Sembra lento e invece quando parte ti travolge; ha una velocità di pensiero così fuori dal comune. Non ci mette solo il fisico, ma usa la testa. Se poi potessi toglierne due, per andare sul sicuro, direi Dzeko: un altro che fa reparto da solo».
I simboli partenopei della nottata?
«Troppo semplice a dirsi, stavolta, perché molto dipenderà – ma non tutto – dalla fantasia dei tre tenori, dal loro senso pratico. Lavezzi, Hamsik e Cavani hanno qualcosa in più e qualcosa in più possono dare: se riuscissero, anche solo una volta, a risultare letali, potrebbero cambiare il corso della sfida. Il Manchester dietro è vulnerabile, anzi può soffire la capacità di corsa del trio. Bisognerà verticalizzare, tenerli in apprensione, mettergli pressione».
Il difetto del Manchester?
«In questo momento, sembra ne abbiano pochi: sono leader in Premier, vincono facile in Champions. Però spesso si lasciano andare, vanno in tanti. Bravi son bravi, ci mancherebbe, ed hanno il futuro tra le mani; ma io penso che in Europa Barcellona e Real Madrid siano di un altro livello; con le altre, la si può giocare. E il Napoli all’andata l’ha fatto, dimostrando di poter anche vincere».
Psicologia spicciola: di cosa non bisognerà mai parlare, prima?
«Che comunque vada sarà un successo. E’ vero, vada come vada a questo Napoli andranno battute le mani; però questi sono i discorsi del dopo. Meglio evitare il rischio dell’appagamento a prescindere: so bene che non accadrà mai, perché questi calciatori hanno una tenuta morale solidissima. Sorvoliamo sul pessimismo, conviene».
Ma queso calcio inglese è così nettamente più in là del nostro, De Canio?
«Ci sono mezzi economici imponenti e la possibilità di rimediare risorse notevoli. C’è un ambiente più rilassato, ci sono investimenti massicci. In questo sono avanti».
Sessantamila spettatori: vorrà dire qualcosa?
«Il dodicesimo uomo in campo non è un luogo comune, ma una spinta emotiva di dimensioni incalcolabili. L’effetto san Paolo esiste. E però anche giusto sottolineare che calciatori come quelli del Manchester sono abituati a giocare in palcoscenici del genere. Ma è indiscutibile che il sostegno della gente può semplicemente aiutare, costituire un’arma in più, in una serata che è già indimenticabile».
Il divario, sulla carta, è umano?
«Al Napoli manca l’esperienza di Champions, ma anche parecchi del Manchester non hanno un curriculum alle spalle da metter paura. Mazzarri e i suoi, paradossalmente, possono vivere con maggior tranquillità questa partita: e la serenità deve derivare dalla consapevolezza della propria forza, dalla dimostrazione offerta in questi anni di crescita. Il Napoli è in grado di reggere il confronto».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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