Al Napoli di Maradona segnò un gol lampo quando giocava nel Bari. Giordano rimediò allo «sgarro» con una doppietta e Diego lo perdonò accogliendolo al suo fianco nell’anno dello scudetto. Appesa al chiodo la casacca del mediano, Luciano Sola ha lavorato come magazziniere, poi come operaio vetraio e oggi si gode la pensione coltivando un pezzo di terra dietro casa. Vive a Capriolo, un angolo di provincia bresciana, ogni tanto torna al suo vecchio amore, il calcio e rivive i brividi napoletani. Basta aprire l’elenco telefonico per parlare con lui. «Un uomo normale che ha avuto un grande dono». Parola della signora Sola. Come si chiama non ha importanza, la privacy innanzitutto.
L’ha cercata qualcuno per la celebrazione dei 25 anni del primo scudetto?
«A dire il vero ho perso tutti i contatti da tempo. E’ più mia moglie che, ogni tanto, ha rapporti con la moglie di qualche ex compagno di squadra».
È un po’ scomparso.
«Assolutamente no, ho allenato a Capriolo, il mio paese, nel Bresciano. Probabilmente adesso dovrò seguire i giovani. Il calcio mi è rimasto comunque nel sangue».
Però il mondo rutilante dei miliardi non l’ha neanche scalfita.
«Io sono uno che ha sempre lavorato sodo, sono una persona normale».
Al Napoli segnò un gol lampo quando giocava nel Bari e Maradona lo volle con sé per lo scudetto. Che ricordi ha del Pibe?
«T’infondeva una carica particolare e tutti davano il massimo perché sapevano di trovarsi al fianco di un calciatore straordinario, capace di cambiare una partita in un attimo. A Napoli sono stato benissimo. Per me e mia moglie è stata un’esperienza umana fantastica».
Un’annata da incorniciare e una pietra miliare per la sua carriera.
«E poi c’è l’atmosfera, incredibile, in Coppa Campioni anche se l’ho vissuta più da spettatore. In Coppa Italia, invece, ho giocato di più e ho un solo rammarico: aver saltato per infortunio la seconda partita, quella decisiva».
Nostalgia del rettangolo verde?
«Da tempo mi dedico ad altro. Ma mi sono divertito ad allenare a livello dilettantistico nel Bergamasco e nel Bresciano».
Muratore, vetraio, e ora?
«Agricoltore, sono rimasto nel calcio per poco tempo. Poi sono stato vicino alla mia famiglia, nulla di più».
Appezzamenti di terreno?
«Macché, mi diverto a coltivare dietro casa la mia terra, nulla di particolare».
Soldi?
«Vivo di pensione».
Siamo indiscreti se le chiediamo quanto guadagna?
«Sì».
E allora domanda di riserva. Torniamo agli anni d’oro. Sola giocherebbe nel calcio di oggi?
«Il calcio è cambiato tanto ma di un portatore d’acqua in mediana c’è sempre bisogno. Un giocatore di quantità può essere utile per dare libero sfogo alla fantasia di un fuoriclasse».
Lavezzi o Maradona?
«Che me lo chiede a fare. Lavezzi è uno di quei calciatori che possono fare la differenza con una semplice giocata, ma come Diego non c’è nessuno. Posso chiedere io a lei una cosa?»
Prego
«Ho giocato nella Reggiana con Mazzarri. Gli faccia arrivare i miei saluti».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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