Da una parte il fratello. Dall’altra l’ultima squadra della sua carriera da bomber. Diviso tra il cuore e gli affari di famiglia, Cristiano Lucarelli non sa da che parte schierarsi. «Alessandro è il capitano del Parma, oramai qui è una bandiera. Io alla vigilia di una gara come questa meglio che non mi accosti troppo a lui anche perché, lo sanno tutti, agli azzurri sono ancora molto legato».
Lucarelli, dunque lei è la persona meno adatta a dare suggerimenti?
«Forse sì, perché in fondo quella con il Parma è l’unica partita che se il Napoli non vince non faccio alcun dramma».
Più in generale, che gara sarà?
«Con il Parma è una partita difficile, ma se il Napoli vuole inseguire la Juventus deve riuscire a fare quello che qui non sono riusciti a fare i bianconeri che al Tardini hanno sofferto e quel punto che hanno conquistato lo hanno strappato con i denti».
Insomma, dovrà vincere.
«Non è facile. I gialloblù in casa si esaltano. Con Sansone e Biabiany riescono a impreziosire le ripartenze di Donadoni e là davanti c’è questo piccolo gioiello Belfodil che è davvero una grande attaccante».
Mazzarri e Donadoni. Li ha avuti tutti e due. Chi sceglie?
«Hanno molte cose in comune, per esempio sono due molto meticolosi nel lavoro e attenti a ogni tipo di dettaglio. Poi nel carattere sono distanti anni luce: uno da perfetto bergamasco a tratti diventa ombroso anche se poi non lo è. L’altro, da toscano purosangue, spesso si lascia andare a battute. Entrambi, però, sono perfezionisti. Donadoni è stato a lungo sottovalutato come tecnico: eppure come ct della Nazionale ha perso un Europeo solo ai rigori. Battuto dalla Spagna».
Il Napoli è Cavani-dipendente?
«Non mi piace questo termine. Il gioco del Napoli è predisposto per esaltare le doti di Edi. Questa poi è la caratteristica di Mazzarri: tutti gli attaccanti che ha avuto, alla Reggina e alla Sampdoria, con lui hanno sempre fatto il record personale dei gol».
È vero, altro che Zeman...
«Lui è pignolo come pochi altri, uno che non vede mai il bicchiere pieno anche quando vince. Però i giocatori si esaltano con lui. Come Cavani: se continua così, raggiunge Maradona già quest’anno».
Per lo scudetto?
«Non so quante altre volte capiterà di vedere in classifica Milan e Inter così lontane della vetta. E allora giusto fare tutto il possibile per lottare fino alla fine con la Juventus per lo scudetto».
Si aspettava una Lazio così competitiva?
«No. Però penso che Petkovic in questo momento sia il più bravo di tutti: la Lazio sta facendo grandi cose grazie a questo tecnico che quando è arrivato in Italia nessuno conosceva».
Chi farebbe giocare tra Insigne e Pandev?
«Non ho dubbi: il macedone. Vive Napoli con più distacco, è un freddo e questo lo rende assai più pericoloso in campo di Lorenzo. A cui credo che tremino ancora le gambe quando indossa la maglia azzurra».
Lo crede?
«È difficile giocare nella squadra della propria città. Anche Viviano a Firenze sta soffrendo. Anche io a Livorno sentivo addosso il peso».
Lei però con gli amaranto ha conquistato le gioie più belle?
«Ma lui ha solo vent’anni. Io ero molto più grande e la maturità giusta per poter affrontare la piazza. E poi Livorno mica è Napoli come pressione e attenzioni».
Domenica a Parma come finisce?
«Sarà una gara tattica, conosco Frustalupi il vice di Walter e lo immagino in queste ore impegnato al computer con le sue strategie. Ma attenzione: anche Donadoni ha un eccellente staff di collaboratori. Sono curioso di vedere Armero: secondo me è stato un grandissimo colpo nel mercato di gennaio».
Lucarelli adesso allena gli Allievi del Parma. Poi?
«Beh, un giorno mi piacerebbe allenare in serie A. È un mestiere che mi affascina».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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