Lasciò l’Italia per cercare soddisfazioni tremila chilometri lontano. Ma una volta in Ucraina, Cristiano Lucarelli trovò solo un ricco assegno e poco altro.
«Non è un campionato travolgente, anche se pure lì sono arrivati alcuni miliardari russi che hanno fatto crescere il livello notevolmente, soprattutto ingaggiando talenti sudamericani. Il Dnipro è una delle big ucraine: ora è secondo e non mi sorprende».
Lucarelli, per capirci: il Dnipro in Serie A, dove potremmo piazzarlo?
«Lotterebbe per un piazzamento in Europa League, tra il quinto e il decimo posto».
Dunque il Napoli 2 basterà?
«In casa gli ucraini sono una squadra particolare, nel suo piccolo stadio costruiscono molte delle proprie imprese. Lì c’è una squadra fortissima, il mio ex Shakhtar Donetsk e poi tre alla pari: oltre al Dnipro, Dinamo Kiev e Metalist. E alla Europa League ci tengono molto perché è una vetrina fondamentale per il loro calcio».
Da noi, invece, c’è grande spocchia per questa manifestazione?
«Questione di soldi: sono pochi spiccioli rispetto alla Champions e allora per i club diventa quasi un fastidio. Da giocatore dico che l’unico problema è la gara il giovedì. Di tempo per recuperare energie non ce ne sta».
E gli altri come fanno?
«Ma negli altri campionati non c’è lo stress che si vive in Italia. Leo Messi, per esempio, giocherà pure tre gare in una settimana ma mica deve fare i conti con ultrà, proteste,contestazioni per un pareggio e così via: queste sono energie che si sprecano».
La gara di stasera quanto è importante per il passaggio del turno?
«Se il Napoli non perde ipoteca il passaggio del turno. Se perde ci sono ancora margini per una rimonta ma il discorso si farebbe complicato».
E secondo lei?
«Lorenzo Insigne e Vargas saranno grandi protagonisti della gara di questa sera. La trasferta in Ucraina arriva poi nel momento giusto: il clima non è ancora gelido in questo periodo dell’anno».
Favorevole o contrario al turnover quasi integrale di Mazzarri?
«Favorevole. Anche perché faccio fatica a non considerare Dzemaili, Dossena, Mesto delle riserve. Sono giocatori che hanno i numeri e la qualità per giocare titolari. E anche la definizione di squadra giovane non mi convince: Insigne mi pare già un veterano. L’unico vero baby è El Kaddouri».
Lei è rimasto l’unico italiano a giocare in Ucraina. Perchè?
«Avevo 32 anni e non mi sentivo un morto. Volevo giocare la Champions, provare emozioni nuove. Eppure devo ammettere, che le emozioni più belle me le ha poi riservate la maglia del Napoli».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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