ROMA – «Non ho mai detto che è inutile giocare, che è già tutto deciso – esordisce Lotito al telefono – ma che certi errori arbitrali stravolgano la classifica, beh questo è fuori discussione. E un piazzamento più o meno alto oggi può valere diversi milioni. Non è più una questione di prestigio e basta, come era una volta. Il calcio è cambiato ma qualcuno fa ancora finta di non accorgesene».
Presidente si dice che gli arbitri facciano parte del gioco…
«Gli arbitri sono magistrati. E oggi si parla tanto di responsabilità, anche dei magistrati. Se un giocatore non va bene si cede, se un arbitro non fa bene si rimanda a casa. La Lazio pretende correttezza e professionalità. L’uniformità di giudizio che è mancata perfino nella stessa giornata di campionato».
Lei è consigliere di Lega. Dopo Napoli ha parlato o ha scritto ai designatori?
«Non l’ho mai fatto e mai lo farò. Una volta che mi sono lamentato sono stato perfino deferito. No mi pongo il problema se gli arbitri debbano dipendere dalla Figc o dalla Lega, o essere autonomi. Ma l’equità di giudizio va pretesa. Vanno aiutati a non sbagliare. E poi chi sbaglia paghi. Che il pallone di Brocchi era entrato ben alle spalle del portiere l’ha visto tutto il San Paolo. Conta l’incidenza della decisione non la loro percentuale».
Facciamo un esempio.
«A noi sono stati assegnati 2 rigori, uno col Bologna già sul 2-1 a tempo scaduto, ininfluente, e uno con la Fiorentina. Alla Roma 9, al Napoli 7. Non c’è bisogno di aggiungere altro, viste anche le posizioni in classifica similari».
Aiutiamo gli arbitri, ma come?
«Tecnologia, che altro? La moviola in campo anche per gli episodi decisivi. Un rigore lo è. Cavani si è tuffato in modo evidente. E a San Siro sabato Zanetti è stato solo ammonito per il fallo su Cassano, mentre Biava ha pure pagato con il rosso per una spinta che non c’era. Mi spiegate l’uniformità?»
Potrebbero bastare gli arbitri di linea?
«Per carità. Ricordate quello che hanno fatto a Zàrate a Villarreal in Coppa Uefa? Falciato sotto gli occhi dell’arbitro d’area e quello è rimasto imperturbabile».
È la prima volta che Lei protesta così vivamente per un torto subìto.
«È un danno grave per una società quotata in Borsa raggiungere o meno un obiettivo. Ho ricevuto in due giorni centinaia di telefonate di azionisti. Conquistare la Champions vale secchi 15 milioni, e si può arrivare fino a 70. E adesso si entra in regime di fair play finanziario».
Ecco, spieghi meglio cosa succederà?
«Fra il 2012 e il 2015 il disavanzo di un club tra costi e ricavi non potrà superare i 45 milioni di euro, pena l’esclusione dalle coppe. Fanno 15 milioni l’anno di disavanzo massimo: da ora conterà la gestione, non l’immissione continua di denaro. Cambia tutta la prospettiva».
Gli introiti tv diventano fondamentali. Di qui la lite con De Laurentiis?
«Con cui, ci tengo a dirlo, non avevo assolutamente da scusarmi. Bene: la Lazio dai diritti tv incassa oggi 53 milioni. Ce ne hanno proposti 45 (contro i 57 della Roma, per esempio), poi sono saliti a 49. E che devo rimetterci solo io? E su che base? L’indice di ascolto? Ma se a Napoli avessimo giocato alle 20,45 invece che alle 12,30 quale sarebbe stato lo share? Il bacino d’utenza? Noi siamo una squadra della Capitale, conterà o no? E la Storia? La Lazio ha 111 anni, nelle ultime stagioni ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa. Le altre non mi pare. E si è sempre chiamata Lazio, non Napoli Soccer. Facile ripartire dalla C e non sanare i debiti pregressi come ho fatto io. Però la storia, almeno quella, la perdi».
Fonte: Il Messaggero
La Redazione
A.F.
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