Claudio Lotito, presidente della Lazio, sarà uno dei due rappresen- tanti delle società di A nel Consiglio Federale, insieme con Pulvirenti del Catania Venerdì l’assemblea di Lega ha confermato al timone Maurizio Beretta, che ha avuto 14 voti su 20. Contro di lui si sono espresse Juventus, Roma, Inter, Fiorentina, Sampdoria e Pescara. Ecco cosa ha dichiarato:
Alla fine l’ha spuntata Lotito… Politicamente è stato il suo successo.
«Non l’ha spuntata Lotito, non è stato il successo di Lotito, ma di tutti quei presidenti che volevano essere artefici e protagonisti del progetto della Lega e di un’opera di rinnovamento del calcio italiano. Noi abbiamo condiviso un programma basato sui meriti, sulla pari dignità di ogni club. C’è, invece, chi voleva dipingere un calcio italiano, figlio del passato, con i padroni delle ferriere e i vassalli».
«Non l’ha spuntata Lotito, non è stato il successo di Lotito, ma di tutti quei presidenti che volevano essere artefici e protagonisti del progetto della Lega e di un’opera di rinnovamento del calcio italiano. Noi abbiamo condiviso un programma basato sui meriti, sulla pari dignità di ogni club. C’è, invece, chi voleva dipingere un calcio italiano, figlio del passato, con i padroni delle ferriere e i vassalli».
Il calcio è italiano s’è spaccato, 14 società da una parte. Juve, Inter, Roma, Fiorentina dall’altra. Sarà facile governare?
«Non è vero che si è spaccato il calcio italiano: 14 voti significa prendere i due terzi dei voti, la maggioranza era a 11. Beretta è stato eletto democraticamente. Ognuno è libero di scegliere. La differenza è che una volta i voti si “pesavano”, oggi invece si contano, perché tutti hanno pari dignità, pari rispetto, pari considerazione. I voti sono uguali, non hanno pesi differenti. Nessuno vuole depauperare il ruolo delle società, che viene esercitato in assemblea. Il Consiglio esprime la rappresentanza di chi ha vinto le elezioni e rappresenteremo tutti. Ci sono stati diversi presidenti che già due giorni fa a Milano sottolineavano come si respirasse un’aria nuova».Andrea Agnelli sostiene che questo governo rappresenti soltanto il 30% del calcio italiano.
«E’ totalmente falso e destituito di ogni fondamento. Dovrebbe ricordarsi quando in cinque società (Napoli-Juve-Inter-Milan-Roma) non erano riuscite a trovare un accordo per i diritti televisivi e le altre 15 tesero una mano. Oggi Milan e Napoli si sono schierate dall’altra parte. Questo Consiglio di Lega ha una rappresentanza geografica e territoriale che in precedenza non si era mai vista. Il ruolo di presidenti di club si esercita in assemblea. Nel Consiglio cercheremo di sviluppare i progetti e le idee per migliorare il calcio italiano e riformarlo sul serio».Fenucci, ad della Roma, ha parlato di spartizioni delle cariche. Cosa risponde?
«Una volta in Consiglio andavano le prime cinque società per fatturato. Vi sembra giusto? E le altre? Oggi c’è la rappresentanza effettiva del territorio. E il criterio dell’alternanza. Un criterio democratico. Sino in fondo abbiamo cercato di raggiungere la condivisione più ampia possibile. Volete sapere la verità? Non si è spaccata la Lega, abbiamo spaccato noi qualcosa altro e chi ha orecchie ascolti… E per qualcosa altro intendo il piano che era già stato delineato, con certe cariche ripartite. Ma pensate che non avessero già stabilito un organigramma, come peraltro è giusto? Certo che sì. Ma ha vinto il programma per riformare davvero il calcio. Sui meriti. Oggi l’80 per cento dei presidenti in Consiglio produce utili e non perdite…».
«Non è vero che si è spaccato il calcio italiano: 14 voti significa prendere i due terzi dei voti, la maggioranza era a 11. Beretta è stato eletto democraticamente. Ognuno è libero di scegliere. La differenza è che una volta i voti si “pesavano”, oggi invece si contano, perché tutti hanno pari dignità, pari rispetto, pari considerazione. I voti sono uguali, non hanno pesi differenti. Nessuno vuole depauperare il ruolo delle società, che viene esercitato in assemblea. Il Consiglio esprime la rappresentanza di chi ha vinto le elezioni e rappresenteremo tutti. Ci sono stati diversi presidenti che già due giorni fa a Milano sottolineavano come si respirasse un’aria nuova».Andrea Agnelli sostiene che questo governo rappresenti soltanto il 30% del calcio italiano.
«E’ totalmente falso e destituito di ogni fondamento. Dovrebbe ricordarsi quando in cinque società (Napoli-Juve-Inter-Milan-Roma) non erano riuscite a trovare un accordo per i diritti televisivi e le altre 15 tesero una mano. Oggi Milan e Napoli si sono schierate dall’altra parte. Questo Consiglio di Lega ha una rappresentanza geografica e territoriale che in precedenza non si era mai vista. Il ruolo di presidenti di club si esercita in assemblea. Nel Consiglio cercheremo di sviluppare i progetti e le idee per migliorare il calcio italiano e riformarlo sul serio».Fenucci, ad della Roma, ha parlato di spartizioni delle cariche. Cosa risponde?
«Una volta in Consiglio andavano le prime cinque società per fatturato. Vi sembra giusto? E le altre? Oggi c’è la rappresentanza effettiva del territorio. E il criterio dell’alternanza. Un criterio democratico. Sino in fondo abbiamo cercato di raggiungere la condivisione più ampia possibile. Volete sapere la verità? Non si è spaccata la Lega, abbiamo spaccato noi qualcosa altro e chi ha orecchie ascolti… E per qualcosa altro intendo il piano che era già stato delineato, con certe cariche ripartite. Ma pensate che non avessero già stabilito un organigramma, come peraltro è giusto? Certo che sì. Ma ha vinto il programma per riformare davvero il calcio. Sui meriti. Oggi l’80 per cento dei presidenti in Consiglio produce utili e non perdite…».
Ha vinto una vecchia mentalità, come sostiene il figlio di Moratti, o si va verso un nuovo calcio?
«Io sono contento perché ho visto tanti presidenti contenti, a cui è stato restituito un ruolo e una parte decisiva nel processo di riforma del calcio. L’epoca dei magnager sta finendo. Questa è stata una svolta epocale. Sinora l’errore dei presidenti era stato quello di delegare a manager che poi si sono rivelati i veri artefici dello sfascio e dei debiti del calcio italiano. Oggi stiamo cambiando».E’ un caso che il Milan, sposando un regime di austerity, abbia cambiato schieramento e si sia messo con il resto del calcio italiano?
«No, lo dicevo prima. Guardate, nella stagione corrente, quali sono le società che hanno prodotto le maggiori perdite e capirete tutto».
«Io sono contento perché ho visto tanti presidenti contenti, a cui è stato restituito un ruolo e una parte decisiva nel processo di riforma del calcio. L’epoca dei magnager sta finendo. Questa è stata una svolta epocale. Sinora l’errore dei presidenti era stato quello di delegare a manager che poi si sono rivelati i veri artefici dello sfascio e dei debiti del calcio italiano. Oggi stiamo cambiando».E’ un caso che il Milan, sposando un regime di austerity, abbia cambiato schieramento e si sia messo con il resto del calcio italiano?
«No, lo dicevo prima. Guardate, nella stagione corrente, quali sono le società che hanno prodotto le maggiori perdite e capirete tutto».
Beretta presidente a tempo e Galliani al vertice della Lega tra pochi mesi?
«No, perché? Galliani è il vicepresidente. Beretta è il presidente, mi auguro per l’intero mandato. Poi vedremo tra due o tre anni a che punto saremo del programma».L’incarico di Beretta è compatibile con il ruolo di responsabile della comunicazione di Unicredit?
«Sì, perché sono due ruoli diversi. Molti non capiscono la differenza. La presidenza della Lega è un organo di rappresentanza delle società, non di gestione».
«No, perché? Galliani è il vicepresidente. Beretta è il presidente, mi auguro per l’intero mandato. Poi vedremo tra due o tre anni a che punto saremo del programma».L’incarico di Beretta è compatibile con il ruolo di responsabile della comunicazione di Unicredit?
«Sì, perché sono due ruoli diversi. Molti non capiscono la differenza. La presidenza della Lega è un organo di rappresentanza delle società, non di gestione».
Ha sorpreso la presenza di Pulvirenti nel consiglio federale. In Lega a Milano si era visto pochissimo.
«Ha dato la sua disponibilità. Il modello di gestione del Catania è un esempio, hanno costruito anche un centro sportivo che è diventato un fiore all’occhiello. Non capisco dove sia il problema. Il progetto è stato firmato e condiviso da 14 società, è basato sulla condivisione e sul consenso. Ci tengo a chiarire un altro aspetto. Non è vero che il Pescara era contrario, anche Sebastiani ha sposato la nostra proposta».Quali sono le riforme più urgenti da studiare per il rilancio del calcio italiano?
«Il Consiglio s’è già insediato e ha stabilito che si riunirà i primi due lunedì e il terzo venerdì del mese. Tre riunioni mensili. E’ un onere lavorare in Lega, non un onore. Siamo per la politica del fare».Quali riforme?
«Intanto bisogna riscrivere lo Statuto della Lega, andare avanti con la riforma della giustizia sportiva e del criterio della responsabilità oggettiva. E poi il calcio italiano dovrà rapportarsi meglio con le istituzioni. Parlo di Governo e Parlamento. Abbiamo necessità di una nuova legge per la costruzione di nuovi stadi e di una revisione della legge ‘91».
«Ha dato la sua disponibilità. Il modello di gestione del Catania è un esempio, hanno costruito anche un centro sportivo che è diventato un fiore all’occhiello. Non capisco dove sia il problema. Il progetto è stato firmato e condiviso da 14 società, è basato sulla condivisione e sul consenso. Ci tengo a chiarire un altro aspetto. Non è vero che il Pescara era contrario, anche Sebastiani ha sposato la nostra proposta».Quali sono le riforme più urgenti da studiare per il rilancio del calcio italiano?
«Il Consiglio s’è già insediato e ha stabilito che si riunirà i primi due lunedì e il terzo venerdì del mese. Tre riunioni mensili. E’ un onere lavorare in Lega, non un onore. Siamo per la politica del fare».Quali riforme?
«Intanto bisogna riscrivere lo Statuto della Lega, andare avanti con la riforma della giustizia sportiva e del criterio della responsabilità oggettiva. E poi il calcio italiano dovrà rapportarsi meglio con le istituzioni. Parlo di Governo e Parlamento. Abbiamo necessità di una nuova legge per la costruzione di nuovi stadi e di una revisione della legge ‘91».
Si andrà verso il modello inglese della Premier?
«Il calcio italiano andrà verso il rinnovamento. Lo dicevo prima: non esisteranno più i padroni delle ferriere che comandano e i vassalli. Tutti avranno pari dignità. Questa è la vera vittoria dell’assemblea di venerdì».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
P.S.
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