Lo videro appartarsi nel pieno della seduta per l’approvazione del bilancio consuntivo di Lega Pro, quella del 15 dicembre scorso. Attorno a lui un seguito di presidenti e manager di società minori, con cui pare che – come spesso accade – abbia fatto la voce grossa. Eccolo il retroscena, raccontato dall’edizione odierna de Il Mattino, della presunta estorsione consumata ai danni dei club di Lega Pro, eccola l’accusa mossa al patron di Lazio e Salernitana, Claudio Lotito. Inchiesta alla svolta, agli atti ci sono le denunce di un gruppo di presidenti di squadre di Lega Pro (tra cui Pino Iodice, ex dg dell’Ischia Isolaverde Calcio), ma anche il materiale acquisito due giorni fa nel corso del blitz in Federcalcio e Lega: venti computer da esaminare, verbali di consultazioni al centro della nuova inchiesta napoletana sui «palazzi» del mondo del calcio. Al lavoro il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, i pm Stefano Capuano, Danilo De Simone, Vincenzo D’Onofrio, Vincenzo Ranieri, chiara la pista battuta finora: dopo la seduta del 15 dicembre scorso, dove una fronda di società si oppose alla approvazione del bilancio consuntivo di Lega Pro, le quote bimestrali (gennaio e febbraio) per alcune società minori (quelle ritenute «ribelli») sarebbero state interrotte o pagate in ritardo. Club a corto di ossigeno, il rischio del crac finanziario causato da un presunto «meccanismo intimidatorio», l’esigenza di allinearsi ai desiderata di Lotito. Ipotesi, al momento solo ipotesi. Che hanno spinto però la Procura di Giovanni Colangelo a mandare la Digos in Federcalcio. Ipotesi che ora fanno i conti con il materiale acquisito nel corso del blitz e con le dichiarazioni rese da testimoni e possibili parti offese. Chiara la traiettoria dell’indagine: Lotito puntava all’approvazione del bilancio e al rafforzamento del proprio potere di influenza in Lega Pro (da anni guidata da Mario Macalli), un potere da spendere per consolidare la propria posizione in Figc (oggi guidata da Carlo Tavecchio, altro suo fedelissimo), tanto da ricattare i club minori. Difeso dal penalista Gian Michele Gentile, Lotito non ci sta e si dice pronto a rilanciare: «Prenderò contatti già oggi con il pm per sapere che programmi ha e se intende sentirci, ma per essere ascoltati vogliamo sapere da cosa ci dobbiamo difendere», ha spiegato il legale, che ha comunque escluso ripercussioni disciplinari sulla Lazio («Il caso riguarda la Lega Pro, dove Lotito ha interessi per la Salernitana»). Ma cosa è emerso finora dal blitz romano in Federcalcio dei pm napoletani? C’è una convinzione, legata al ruolo di Lotito come “presidente ombra” del Palazzo federale. Assiduo frequentatore degli uffici di via Allegri, Lotito occupa spesso la stanza riservata al vicepresidente vicario Maurizio Beretta (che non è indagato, ndr), da qualche mese braccio destro di Tavecchio. Una vicinanza tra Lotito e Beretta su cui i pm intendono andare a fondo, anche alla luce del ruolo di vertice di Beretta in seno alla Fondazione che elargisce le mutualità per gli sport professionistici, come stabilito dalla legge Melandri. Un intreccio di relazioni su cui battono i magistrati napoletani, anche per verificare la fondatezza delle accuse finora acquisite da alcuni manager di Lega Pro. Stando alla versione offerta dai cosiddetti club frondisti, dopo il flop della seduta del 15 dicembre del 2014, Lotito avrebbe fatto la voce grossa, tanto da minacciare i «ribelli» di interrompere il flusso delle mutualità. Un’ipotesi sostenuta da Pino Iodice, autore della ormai famosa registrazione della conversazione in cui Lotito mostrava disincanto per un’eventuale promozione in A di Carpi e Frosinone (che assicurano pochi introiti in materia di diritti televisivi). Un’ipotesi che ora va verificata alla luce del flusso di elargizioni della Fondazione guidata da Beretta tra gennaio e febbraio scorso. Insomma – chiedono i magistrati napoletani – Lotito aveva realmente il potere di fare la voce grossa contro i frondisti di Lega Pro? Ma c’è dell’altro. C’è un filone parallelo di questa vicenda, che ha spinto i pm napoletani ad ascoltare come persone informate dei fatti sia Carlo Tavecchio, sia il segretario federale Antonio Di Sebastiano che il capo dell’ufficio legale della Federcalcio Mario Gallavotti: inchiesta sulla procedura adottata dalla Federcalcio per consentire a Lotito di denunciare Iodice. Un atto straordinario, più unico che raro, frutto di una procedura che non sarebbe passata attraverso il giudizio di una commissione. Atti alla mano, accertamenti della Digos, in una vicenda che punta a far emergere sempre e comunque il potere reale in Federcalcio del patron di Lazio e Salernitana.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro