Oggi è già domani: e, in verità, lo era pure ieri e l’altro ieri, quando nel cono d’ombra del Napoli nasceva la stella. Si scrive Insigne e però si legge nel futuro, in quella dimensione onirica da condividere sino al 2017 (e oltre), in quel fascio di luce che emana ogni dribbling e qualsiasi altra diavoleria, in quel desiderio di starsene nella culla dei propri sogni – il San Paolo – e poi lanciarsi verso il Brasile. «Io da Napoli non mi muovo». Casa, dolce casa: e ora che il fiocco azzurro è sull’uscio, ciò che emerge da un’annata meravigliosa è la voglia matta di giocare e di vincere, di conquistare spazi sempre più ampi e d’esaltare se stesso, il proprio talento, quel dna da scugnizzo che al minuto 94′ d’una gara stregata va a rischiare grosso, «arma» il destro, s’imbatte in Persico e però vede uscire il jolly.
GRANDI NUMERI – L’ora d’Insigne scocca sempre, da trentatré partite in qua: e in quei 1557 minuti effettivi giocati, c’è stata la possibilità d’infilare cinque reti e quattro assist, di guadagnarsi la leadership dell’Under 21 e una convocazione con debutto in Nazionale, di rappresentare il quarto tenore del Napoli ormai lanciatissimo verso la Champions, l’universo spaziale che già gli riempie gli occhi, che l’induce a fantasticare su quelle notti magiche: «Io sono di Napoli e del Napoli, qui ci sto benissimo. Sogno di vincere con questa maglia».
CHE EX – Il mercato è sempre vivo, ma ci sono argomenti tabù, uomini intoccabili, genietti inavvicinabili come Insigne: ci sono progetti che hanno una filosofia solida, certa, e nel Napoli che verrà quel «diavoletto» avrà il ruolo centrale che va riservato ad un prodotto del proprio vivaio, millecinquecento euro investiti per acquistarlo e cresciuti e moltiplicati sino a farne un gioiello. Però adesso si gioca e sarà Napoli-Pescara, l’ora mezza più suggestiva della stagione, la vigilia più intensa – dal punto di vista umano – per un ragazzo che, appena un anno fa, danzava lieve in quella favola scritta pure da Insigne: diciotto reti, la promozione in serie A, la condivisione d’emozioni incontrollabili, il sodalizio con Zeman, l’affetto d’una città intera, le luci della ribalta che ancora l’illuminano, anzi di più. Perché intanto sono accadute tante altre cose e, con un’occhiatina, sarà persino Champions League: «Io sono napoletano e sono felicissimo di restare qua nel Napoli». Chiaro, no?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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