Lorenzo Insigne si riprende il San Paolo. Emozioni formato lacrime. Un pianto di gioia, finalmente. Duecentotrè giorni dopo quell’ultimo gol al Torino e sei mesi dopo lo sfortunato pomeriggio del Franchi contro la Fiorentina. Furono lacrime anche lì, di dolore, ma soprattutto di paura. Timori, presagi. Di non riuscire a recuperare in tempo per il finale di stagione, di non tornare più quello di prima. Uno stop arrivato nel momento migliore della sua forma. Insostituibile per Benitez, inamovibile nello scacchiere azzurro sino a quel momento. Un infortunio grave, il primo della sua carriera.
Giorni difficili, lontani dal campo. A guardare i compagni giocare e lui a dannarsi davanti a quella tv. Il sorriso però… quello non manca mai. Emblema della sua personalità, Lorenzo è da sempre la mascotte dello spogliatoio azzurro.E quel legame speciale con i compagni di squadra, come con Higuain che gli ha dedicato il gol alla Lazio, o Hamsik, corso ad abbracciarlo dopo la rete al Sassuolo, ha incoraggiato e caricato il “Magnifico” ad accorciare i tempi per il rientro. Duro lavoro, in palestra e sul campo. Ogni giorno motivato dalla voglia di tornare quanto prima nell’elenco dei convocati.
Convocazione arrivata poco più di un mese fa, e annunciata direttamente da Rafa Benitez in radio: “Lorenzo sarà con noi a Verona”. Il Napoli fatica però, perde di fronte a Toni, colleziona solo risultati negativi. Il ritorno in campo arriva finalmente a Roma, racchiuso in quei nove minuti prima del fischio finale. Contro la Lazio, in Coppa Italia tre giorni dopo, è Lulic a rovinargli la festa per un gol che avrebbe tirato giù il San Paolo, se quel pallone fosse entrato, dopo un’azione straordinaria.
E’ da qui però che inizia la rinascita di Lorenzo. Contro Wolfsburg e Fiorentina, due assist al bacio. Contro il Cagliari un’ottima prova, e solo l’illusione del gol sull’autorete di Balzano. La serata perfetta allora è quella di ieri. La seconda da titolare. La seconda giocata per tutti i novanta minuti. A Insigne però ne bastano 47. Palla rubata a De Silvestri, trenta metri di corsa e quella traiettoria che fulmina Viviano. Centosessantotto giorni dopo, Lorenzo può tornare a gioire. Un’emozione troppo grande da contenere, sfociata ancora una volta in lacrime di gioia. Abbracciato da tutti i compagni, osannato dallo stadio. Ieri anche capitano, per una serata perfetta, anzi, “magnifica”.
Fonte: gianlucadimarzio.com
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