Ed ora che si è avverato quello che molti auspicavano, il ritorno di Insigne alla casa madre, la palla passa ad altri, non certo a un giovane pur bravo e sfrontato qual è Lorenzo «il magnifico». La palla passa a Mazzarri e ad un ambiente che anche nel calcio non è stato mai tenero con i propri figli, a cominciare da Ciccio Baiano e finire con Paolo Cannavaro.
Tocca a Mazzarri, che pure aveva intravisto qualità nel giovanotto di Frattamaggiore lasciandolo esordire in A il 24 gennaio 2010 nella trasferta di Livorno, saperlo gestire e favorirne l’esplosione anche nella massima serie. Il tecnico toscano ha mandato in orbita decine di attaccanti nella sua carriera, con lui sono arrivati in doppia cifra punte giovani e meno giovani. Ora si trova in organico un elemento che possiede colpi da campione autentico e a ventuno anni non può essere più considerato una promessa. Occorre solo fargli superare l’impatto con la massima serie e impiegarlo senza remore.
Tocca, invece, all’ambiente (inteso in senso generale) creare i presupposti perché il bomberino fatto in casa e «forgiato» da Zeman si senta a proprio agio al San Paolo, non venga caricato di eccessive responsabilità e soprattutto sostenuto se la mira non fosse quella giusta.
Il Napoli se davvero vuole invertire rotta e misurarsi con i giganti del calcio europeo dovrà giocoforza formare in casa i propri campioni. E sfornarne pure a ripetizione. Come è successo all’Athletico Bilbao che è arrivato fino a disputare la finale di Europa League grazie ai prodotti del proprio vivaio; o come al Montpellier arrivato primo in Ligue 1 in virtù della politica dei giovani a dispetto del Psg che pensava di fare man bassa spendendo montagne di euro. Ma qui entra in ballo anche la società: per un settore giovanile che si rispetti, occorre ben altro a livello di investimenti e strutture.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
