Gira e rigira, si finisce sempre laggiù, dove i talenti nascono un giorno sì e l’altro pure: nulla nasce per caso, men che meno il desiderio di arricchire il proprio organico di talento e materia grigia allo stato puro, andando a rovistare il Sud America dal Cile al Brasile, dall’Uruguay sino all’Argentina.
Il marchio di fabbrica del Napoli di De Laurentiis è impresso sui faldoni d’un calcio mercato che nell’estate del 2004 iniziò con l’acquisto dall’Udinese di Roberto Carlos Sosa e che come ultima missione registra, nel gennaio del 2012, il blitz per avere Eduardo Vargas: in mezzo, c’è un concentrato di fosforo e piedi buoni, qualche scommessa (anche perduta) e investimenti mirati per andare oltre. Il mercato resta aperto tre mesi, si confonde tra le chiacchierate esplorative, qualche intenzionale desiderio di depistaggio ed idee che talvolta vengono secretate, per evitare pericolosi rialzi.
In pratica, dagli anni del Gallia ad oggi, è cambiato poco o niente, e se a quei tempi c’erano uomini disposti persino ad acquistare l’amalgama, stavolta c’è da fare i conti con lo spread, con il fair play finanziario e con un tetto salariale che ha una sua funzione specifica e garantisce lunga vita ad un club lungimirante.
Gattopardescamente, tutto si rimodella affinché nulla si modifichi e se pure ora nell’aria afosa galleggiano i Godin ed i Medel, di Schelotto ed i Pereira, sembrano rappresentare il certificato di garanzia per spingersi sempre più in là, oltre la siepe della normalità che ormai non basta più.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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