Arriva la prima sconfitta ufficiale del Napoli 2.0: quello dell’era-Benitez, quello del cambio di marcia, di vedute, di prospettive. Arriva contro l’Arsenal – e magari ci può stare con l’attuale leader della “Premier” – all’ottava uscita stagionale, ovvero come esito di un progressivo calo cominciato proprio dopo la prestigiosa vittoria in Champions sul Dortmund. Già pochi giorni più tardi a Milano, pur avendo espugnato San Siro, si era visto qualche regresso rispetto al folgorante inizio di stagione. Il Milan, e l’Europa ne è la prova, non è però una squadra di prima fascia assoluta, e per questo, nonostante qualche ombra, si era portata a casa la vittoria. Ma ieri l’avversario era sì di altissimo spessore, di quelli che puniscono ogni piccolo sbaglio. E stavolta si è pagato dazio.
ARSENAL DIROMPENTE – L’inizio del match è stato un incubo per l’undici azzurro: una circolazione supersonica del pallone da parte dei padroni di casa, schemi prodotti a memoria e una combinazione di velocità e precisione superiore anche a quella del Borussia, e in uno stadio che stavolta non era più quello amico. Il primo quarto d’ora segnava 70% di possesso palla per l’Arsenal e 100 passaggi riusciti contro 24 soltanto per il Napoli. Senza contare, perché non è quantificabile in numeri, la qualità di Özil sulla trequarti, dove sul lato destro londinese l’interazione fra il tedesco e Sagna gettava nella disperazione la fascia sinistra napoletana. E allora, stando a questi dati e a queste doti, non sorprende come dopo pochi minuti si fosse già sotto 2-0. L’Arsenal ha consolidato poi i propri meriti nel corso del match, tenendolo sempre sotto controllo, sfiorando il terzo gol e annichilendo ogni tentativo di reazione degli ospiti, con un pressing ordinato e costante e uno schieramento perfetto sul terreno di gioco, dove ogni spazio era occupato e ogni pallone aggredito.
NAPOLI FIACCO – Non si può dire lo stesso del Napoli, che sbagliava quasi tutti i passaggi, che su ogni pallone arrivava secondo, che di spazi ne lasciava a dismisura, che pressava male e correva spesso a vuoto. Napoli molle e sgonfio, forse inzuppato e sgonfiato dal gioco spumeggiante dei Gunners e dal timore reverenziale in uno stadio storico. I difetti di corsa e di aggressività erano quelli già emersi di recente, così come l’atteggiamento poco arrembante e poco performativo in attacco che la squadra azzurra ha mostrato nelle ultime due settimane. Carenze che si compensano perfettamente con i pregi dell’Arsenal ma non si spiegano con un semplice discorso di bilanciamento e consequenzialità rispetto ai meriti altrui.
TRE PASSI AVANTI… – Non basta lasciarsi incantare dal bel gioco di Wenger e ammettere sportivamente la legittimità della vittoria dei biancorossi, perché nel Napoli molti dettagli non hanno funzionato. I progressi del lavoro di Benitez avevano sorpreso soprattutto per la rapidità con cui si erano visti già nelle amichevoli estive, fra cui quella proprio all’Emirates Stadium. Sembrava che in un batter d’occhi il tecnico spagnolo avesse impresso i meccanismi del nuovo modulo negli automatismi dei suoi, abituati da anni al 3-5-2 di Mazzarri. Sembrava, inoltre, che il Napoli finalmente giocasse per attaccare e vincere, e che un giocatore-simbolo come Insigne avesse modo di far esplodere il suo talento.
… E TRE INDIETRO – Una serie di cambiamenti confermati dai primi turni della Serie A e poi scemati lentamente, per bloccarsi del tutto ieri sera a Londra. La difesa a quattro infatti è andata in tilt, anzi in imbarazzo sul lato sinistro con Britos e Zúñiga disastrosi; non a caso Zúñiga è stato più dignitoso quando ha agito da ala alta, e non a caso l’unico a reggere in difesa, pur da solo ed acciaccato, è stato Albiol, che da sempre gioca in una linea a quattro. Nel frattempo la squadra intera, spettatrice delle belle trame dell’Arsenal, rinunciava impotente a minacciare la porta avversaria, insistendo soltanto a produrre tiri velleitari da lontano, fra i quali spiccavano i tentativi egoistici e fuori misura di Insigne, ieri incapace di accendere la luce con i suoi dribbling e i suoi assist.
LAVORO IN VISTA PER BENITEZ – Se è da qualche settimana che si nota un’involuzione, non convincono spiegazioni che attribuiscano all’Arsenal le ragioni dei problemi palesati a Londra dal Napoli, né si può affermare che due errori occasionali abbiano spianato la vittoria ai padroni di casa. Benitez deve rivedere qualcosa: forse occorre riflettere su una maggiore duttilità tattica rispetto all’avversario di turno, ma sicuramente il mister deve trovare il modo di restituire corsa e brillantezza ai suoi, magari sovraffaticati dai difficili impegni ravvicinati, ma anche colpevoli di aver smarrito troppo presto la nuova identità che altrettanto presto erano riusciti a crearsi, e che tanto piaceva a tifosi e amanti del calcio.
A cura di Lorenzo Licciardi
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