NAPOLI – Nella terra di Shakespeare ma giammai col suo stesso dilemma. Perché quello che si sono domandati un po’ tutti nel corso dei secoli, per milioni di volte, in questo caso sembra assolutamente non sussistere. Il senso unico è d’obbligo poiché il “non esserci” è stato definitivamente rimosso ma, d’altro canto, “l’esserci” presenta varie sfaccettature ed alcune difficoltà. Prima di tutto ormai quello che è fatto è fatto. Nel senso che i tremila e passa biglietti (43 euro più commissioni il costo) riservati agli ospiti azzurri sono già al sicuro (e che dubbi c’erano?) nelle tasche dei più tempestivi, determinati, fortunati. Chiamiamoli come vi pare, fatto sta che andare a sistemarsi al di fuori del settore destinato ai partenopei (il cosiddetto “lower tier” ), cioè accedere agli altri settori è impresa ardua, soprattutto in terra inglese. Dove non è stato mai facile.
GLI INFILTRATI – Vedi soprattutto Liverpool, dove ci sono controlli minuziosi che non lasciano possibilità di scampo a chi prova ad imbucarsi. Vedi anche e più recentemente quel Chelsea-Napoli ancora maldigerito, con qualche napoletano non privo d’inventiva che s’era travestito da britannico (o anche spagnolo per non dare troppo nell’occhio) per assistere al match, salvo poi essere accompagnato fuori dagli steward, con modi gentili ma molto decisi. Il tutto perché s’erano traditi al gol illusorio di Inler, quello che dimezzava lo svantaggio. Buttando in aria le sciarpe e i cappellini del tifo locale, quelli che erano serviti per il camuffamento. Ma, si sa, in certi frangenti l d’irrefrenabile entusiasmo, soprattutto partenopeo, non c’è contegno british che tenga. Fino poi a sfiorare la tragedia nel febbraio 2011, per il crollo di una balaustra del Madrigal al gol di Hamsik contro il Villareal (Europa League) con, per fortuna, solo qualche acciaccato. Allora gli “infiltrati” erano ovunque e si sentivano. Eccome. Ma quella era pure una storia parecchio diversa.
SOLUZIONI – E allora come ovviare se lo steward immancabilmente ligio ti allontana senza mezzi termini già all’ingresso? Anzitutto non farsi prendere dalla disperazione, visto che le soluzioni alternative non mancano mai, soprattutto per chi pensa in napoletano. Perché dopo il “provarci” ci si può “accontentare” di un posto in seconda fila, laddove l’erba dell’Emirates Stadium non è proprio a portata d’occhi, ma nemmeno poi così lontana dal cuore. In quel cuore di Londra (evitando però le immediate vicinanze dello stadio dove ci sono pub interamente riservati al tifo londinese) dove ci sono locali, ristoranti e quant’altro dove il tifo azzurro se non è di casa davvero poco ci manca. Per niente male come soluzione alternativa: lì si formano frange consistenti e parecchio appassionate e la birra o lo scotch possono circolare liberamente fra i tavoli. Ma sempre con la dovuta moderazione.
DA MARIA – “Grande Napoli! Adesso manca poco alla partita dell’anno per tutti noi tifosi a Londra!” , il grido di “battaglia” di Pasquale Ruocco, proprietario del ristorante “Da Maria” a Notting Hill, enclave del tifo azzurro, vera e propria appendice di curva in qualsiasi occasione che veda impegnato il Napoli. Esplosione di gioia, sedie all’aria per la doppietta di Pandev, solo due giorni fa. Per il (sempre) tristemente famoso Chelsea-Napoli, il gestore aggiunse al suo, per un giorno, il locale attiguo poiché dovette accogliere circa 150 tifosi. “Se l’avessi saputo avrei affittato anche il cinema che ho a fianco” . Ma allora furono lacrime fra la gigantografia di Maradona e tutto quello che sapeva d’azzurro. Al Donna Margherita, pizzeria di Clapham, la tana invece di quelli del Napoli Fans Club London, dove si prospetta già il tutto esaurito. Pizza e drink a 10 sterline, niente male no?. E questi sono solo piccoli significativi spaccati, perché la febbre-Champions è già ai livelli di guardia in ogni dove e il non esserci, fra Stadium e tv, è stato completamente bandito.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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