Sul teatro dei sogni è calato il sipario, almeno per una notte. Alle 22.37 i trentacinquemila tifosi presenti al San Paolo hanno scaricato la loro rabbia sul Napoli. Un lungo corale fischio per la sconfitta contro l’Atalanta, nella notte più amara. Ad applaudire soltanto i tre tifosi bergamaschi presenti nel settore-ospiti: non avrebbero immaginato di vivere una notte così. Mazzarri, stravolto dallo stress, ha infilato la giacca dopo aver assistito alla partita solo in camicia ed è rientrato per primo negli spogliatoi, mentre in campo c’erano gli abbracci tra i sudamericani, ad esempio Lavezzi e Denis, i due ex compagni argentini ripresi dalle telecamere mentre sorridevano. E poi dalle curve è scattato quel coro dedicato a De Laurentiis: «Presidente, noi vogliamo vincere».
Hanno alzato la voce alla fine, dopo aver esposto uno striscione per salutare Pierpaolo Marino, direttore generale del Napoli nei primi cinque anni della gestione del produttore cinematografico. Napoli contestato, non era mai accaduto durante la gestione di Mazzarri. Il primo segnale di dissenso quando è stato sostituito Gargano, uno dei più inconsistenti. Si sono rivissute le scene di un anno fa: Mazzarri fece giocare l’algerino Yebda al posto dell’uruguaiano, contestato da un’ampia parte della tifoseria. La moglie Michaela, sorella di Hamsik e neo mamma, ha scritto un tweet da casa mentre Walter abbandonava il campo: «Che delusione». La stessa che ha provato De Laurentiis, rimasto seduto al suo posto in tribuna autorità, lo sguardo carico d’amarezza per la terza sconfitta consecutiva. Aveva caricato Mazzarri e i giocatori ventiquattr’ore prima della partita, rassicurando la squadra ed esaltando il lavoro dell’allenatore. «Non ha sbagliato niente contro la Lazio, perché criticarlo?». La sua rabbia, ieri sera, era forte. È stato negli spogliatoi, ha abbandonato lo stadio alle 23.38, un’ora dopo la fine della partita, senza fare commenti.
È possibile che vi sia oggi un intervento del presidente, con un colloquio con Mazzarri e i dirigenti che più da vicino seguono la squadra. Era stata nei giorni scorsi ipotizzata una sua visita a Castelvolturno per un abituale meeting con i collaboratori più stretti, adesso più che mai bisogna capire cosa sta succedendo al Napoli, che neanche un mese fa era sul palcoscenico internazionale, pronto a giocarsi il passaggio ai quarti di Champions contro il Chelsea. Profonda l’amarezza di De Laurentiis e dell’allenatore per i tifosi. «Sono stati eccezionali, ci hanno seguito con tanta passione e tanta correttezza in questa stagione e vogliamo vivere insieme a loro una grande festa in occasione della finale di coppa Italia a Roma», aveva sottolineato il presidente alla vigilia della partita contro l’Atalanta. La contestazione dei 35mila spettatori è stata ascoltata anche dal capitano Cannavaro, rimasto in tribuna perché squalificato. Era tra i più dispiaciuti, Paolo, perché sa quanto forte è il legame tra la tifoseria e la squadra.
I fischi hanno colpito anche i giocatori più rappresentativi, escluso Lavezzi, che resta il simbolo dei tifosi. Lui era convinto che potesse arrivare la svolta nella partita con l’Atalanta dopo il ko contro la Lazio, aveva lanciato un messaggio su Twitter: «Tanti ci danno per finiti, vogliamo riscattarci». Parole, quelle non pronunciate ieri sera dai giocatori: tutti in silenzio dopo la sconfitta.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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