Cesare Prandelli:
“Siamo rimasti, per qualche minuto, in silenzio. Non riuscivamo nemmeno a parlare». Nonostante l’abbronzatura, ha un’espessione tirata. E’ triste. Racconta il colloquio con Criscito. Che chiama con affetto Mimmo. È stato lui a spiegargli che all’Europeo proprio non poteva portarlo. Perché la Nazionale sotto choc, pur garantista, non dimentica il codice etico. «Gli ho subito detto di avvertire la moglie. La tv aveva parlato di arresto. Poi gli ho chiarito i motivi dell’esclusione: avrebbe vissuto una pressione che nessun essere umano può reggere. Non era sereno. In più i pm lo avrebbero potuto sentire in qualsiasi momento, magari prima di una partita».
A Parma, nel tardo pomeriggio, non ha fatto lo stesso con Bonucci: «Gli ho appena parlato. Lui è stato già interrogato, non ci risulta indagato. Se sta bene, sarà nella lista dei 23».
«È un danno incredibile, soprattutto per i bambini che fanno il tifo per la Nazionale». Prandelli scuote la testa. E pensa ancora a Criscito.
Ha parlato con Mimmo solo quando gli agenti dello SCO hanno lasciato Coverciano. «Io vedo il lato positivo: pensate se tutto questo fosse successo quattro giorni dopo. In ritiro qualcuno ha accennato alla tempistica, ma io non riesco proprio a pensare male. Per me è stata una sorpresa, non ho avuto soffiate».
Rivive anche il colloquio con i giocatori. «All’inizio avevamo tutti paura ma poi abbiamo reagito bene. Dobbiamo ritrovare il sorriso». A un giornalista straniero replica infastidito. Perché non accetta il collegamento, tra gli scandali dell’80 e del 2006 e i successi dell’Italia ai mondiali di Spagna e Germania. «Non lo facciamo apposta, capita. E non ci interessa che porti fortuna. E’ un luogo comune: perché il male per me genera solo altro male».
Il cittì rivela un incontro avuto, domenica, con un ragazzo dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze: «Mi ha detto: “Lotto da tre mesi per la vita e loro fanno questo. Io non ho nessuna pietà”. Ecco perché la nostra immagine deve restare bella».
«È peggio del 2006, perché è arrivata la polizia in ritiro», commenta Daniele De Rossi. «E perché lì lo scandalo riguardava i dirigenti, questo invece noi. Ormai è il nostro marchio di fabbrica: prima il mondiale in Germania, ora l’Europeo. Speriamo che non si ripeta ancora in futuro. È una cosa che colpisce. Mi auguro che si sappiano difendere: con tanti indagati e arrestati, però, è difficile che tutti possano uscire puliti. L’indagine è più importante dell’Europeo: se è uscita, vuol dire che doveva venire fuori ora. Il calcio e la galera non sono cose compatibili. Quando a giugno fecero il mio nome, sapevo che sarebbe successo. Mi avevano avvisato. Ma è stato brutto lo stesso: uscire di casa e doversi giustificare. Mauri è un bravo ragazzo, ma se l’hanno arrestato… Tutti siamo un po’ a rischio. Pensi che sia un gioco e ti trovi dentro. La gente, però, non farà mai a meno del calcio. Grazie a Dio. Magari si disamorerà, verrà meno allo stadio. Ma non ci abbandonerà».
Lo ha saputo da Pirlo, suo compagno di stanza: «Mi ha fatto leggere un sms sulla situazione di Criscito. Non ci siamo accorti di niente, non sono arrivati tirando giù le porte».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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