NAPOLI – José Maria Callejon Bueno, di nome e soprattutto di fatto. «Gioco sempre per vincere, non mi manca la fiducia» . Quella no, proprio no. Ce l’ha ed è doppia: di squadra e sua, personale. L’autostima il tratto caratteriale di Calletì. E’ così che lo chiamano da quand’era ragazzo al Real Madrid. E’ un diminutivo, tipico da campo. Il soprannome è invece un altro, è “chulo” . Che non è facilissimo da tradurre in italiano: ha più di qualche significato e per capirlo, forse, bisogna culturalmente interpretarlo. Potrebbe essere “bullo” . Ma nemmeno. Perché Callejon è solo consapevole di quelle che sono le sue qualità. E l’aria ne è una conseguenza. Si presentò a Dimaro entusiasmando la folla. «Sono qui per vincere tutto, scudetto e Champions» . Travolgente, come in campo. Callejon ha talento. Ha guizzi e gamba per dribblare e pressare l’avversario. E poi sta dappertutto nei quattro là davanti. Esterno, preferibilmente. Sennò seconda punta o addirittura centravanti: “falso nueve” , un po’ come ha giocato per qualche minuto all’Emirates contro l’Arsenal. «Venti gol? Benitez dice che posso farli…» .
INIZIO – Quattro reti fin qui: più di Higuain, meno soltanto di Marek Hamsik. A Madrid segnava e saltava in groppa a Mourinho. E il Bernabeu impazziva. «Quello è il mio stadio, è lì che sono cresciuto, sono madridista. Il San Paolo è però ancora più caldo. Sarebbe bello far gol e saltare su Benitez. Lui, come Mou, è un grande allenatore: mi sento allievo di tutti e due. Rafa, in più, ha però spalle grosse: se salto potrebbe tenermi facile…» . Svelto di gambe e di lingua. Callejon brillante. Sorride. Accende la passione da radio Kiss Kiss. La voce fa tutta la città, va su e giù per i vicoli. Come Calletì sulla fascia. E’ l’esterno col profilo giusto. Uno su cui Benitez, Bigon e l’area scouting hanno subito trovato l’intesa. Dieci milioni per strapparlo al Real. Che ora un po’ lo rimpiange. Idolo a Napoli, forse snobbato in Spagna. «La nazionale è un sogno, certo. Spero in una chiamata. Ma la convocazione non è, e non sarà mai, un assillo per me. Ho la coscienza a posto, faccio sempre tutto per la maglia che indosso» . E ora è azzurra, è del Napoli: numero sette, quella che fu di Lavezzi e Cavani e adesso è sua. La sette portata con leggerezza e sfrontatezza. Da “chulo”. «E’ solo un numero, non significa niente. Non penso a chi l’ha indossata prima di me» .
LA SFIDA – Al Real è di Ronaldo, CR7, il più forte con cui Callejon giura d’aver mai giocato. Un ex compagno, un amico, uno che ad ogni gol gli manda un messaggino di complimenti. RealNapoli. Rafa, Calletì, Raul Albiol e Higuain, tutti azzurri con un solo sogno, lo scudetto. E un appuntamento ormai imminente: la Roma «Sarà una grande sfida. Spettacolare, delicata. Ci teniamo a vincere per i nostri tifosi. Sono loro il calcio. Vedere uno stadio pieno mi emoziona: una partita senza spettatori non ha senso» . Come certi cori, certe rivalità esasperate e tensioni da calciare via come un pallone. Meglio lasciar perdere. Il bello è altro. «E’ Napoli, è il Napoli. E la pizza e la crostata. Per il dialetto invece datemi ancora un po’ di tempo» . Cinque anni di contratto, abbastanza per diventare uno scugnizzo. Callejon spagnolo dei Quartieri.
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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