Cuoretoro, giaguaro conclamato per via delle sue innumerevoli acrobazie tra e fuori dai pali, uno scudetto nel 1976 con il Torino della coppia-dinamite Pulici-Graziani, Luciano Castellini, classe 1945, approda a Napoli alla felice età di 33 anni, quando ha già alle spalle otto stagioni in serie A e cinque in serie B.
Per non soffrire di nostalgia può affidarsi a un vecchio compagno di squadra, Vittorio Caporale, allegro e ciarliero come pochi.
Campionato 1978-79, si parte con Di Marzio in panchina. Ha un contratto triennale il buon Gianni della Torretta, ne ha consumata una, ha cercato invano di convincere Ferlaino a trattenere Totonno Juliano che, invece, ha accettato l’offerta del Bologna per chiudere ancora da protagonista una lunga e onoratissima carriera in azzurro. Non sa, Di Marzio, che il volubile presidente ha già in animo di licenziarlo appena possibile e, infatti, dopo due giornate, il piatto è servito, pretesto è la sconfitta a Firenze, dopo la stentata vittoria casalinga alla prima con l’Ascoli, proprio quella del debutto (sfortunato) del giaguaro e i mugugni di certa folla. Ma proprio ‘sto vecchio doveva venire a Napoli a sostituire il povero Mattolini?
A fine stagione, Napoli sesto a dodici punti dal Milan scudettato, quel «vecchio» ha conquistato prepotentemente il cuore dei tifosi e la stima incondizionata dei compagni, che sono Bruscolotti, Valente, Ferrario, Caporale, Pin, Claudio Pellegrini, Vinazzani, Savoldi, Majo, Filippi.
Ventinove presenze, 21 gol e il numero di quelli evitati è altissimo, un autentico primato che Luiz de Menezes Vinicio, subentrato a Di Marzio, vincendo la sua proverbiale avarizia in fatto di complimenti, non si stanca di esaltare ricordando i 562 minuti senza gol proprio alla prima stagione quaggiù.
Quando smette è vicino ai quaranta, gli ultimi sette a Napoli e al Napoli, terzo portiere azzurro con 202 presenze. Viene dopo l’Ottavio volante della nostra lontana gioventù (256 presenze) e il mitico Chery Sentimenti (227). Altro suo primato partenopeo i 762 minuti senza gol nel campionato 1981-82, Zoff, del quale sarà eterno secondo in Nazionale, si era fermato a 657:quanto dire!
La sua specialità era l’azzardo, perciò giaguaro, in un amen s’avventava sui piedi dell’attaccante avversario per rubargli il pallone; o volava, letteralmente, da un palo all’altro per neutralizzare l’improvvisa insidia velenosa.
Lo raccontammo triste e muto nel giorno della partenza, come triste era Paola, sua moglie, e il piccolo Andrea. Si rifece la casa di Menaggio, provincia di Come.Andava a lavorare all’Inter, dove ancora lavora, responsabile della scuola dei portieri del settore giovanile che lascia soltanto per l’Under 21. Gli offrirono anche la panchina nerazzurra, ma gli stava troppo scomoda, la lasciò presto, ricordate? Era troppo lontana dalla porta. E sono ventun anni. Sembra ieri.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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