La sua forza è non accontentarsi mai: in campo e fuori punta sulla forza, la destrezza, il sacrificio, la capacità di individuare un obiettivo e perseguirlo fino alla fine. Carlitos Tevez è fatto così. E nel mirino ora ha il Napoli, rivale sia nella lotta per lo scudetto che per la personale battaglia con Higuain per ritrovare un posto nell’Argentina. Perché nel suo invidiabile palmares è ancora vuoto il posto del titolo mondiale con la Nazionale (ha ottenuto la medaglia d’oro alle Olimpiadi). E manca la voce scudetto nel quarto campionato in cui milita, dopo aver centrato l’obiettivo in Argentina, Brasile e Inghilterra.
Ha vinto di nuovo lui, ieri. L’Apache, infatti, si è esibito in un allenamento speciale con Fernando Llorente e Fabio Quagliarella con una serie di prove tecniche nelle bwin “Skill series” tra gomme da dribblare, sagome da abbattere, buchi in teloni da centrare con la palla o ancora sfere da infilare al centro di copertoni lasciati scivolare lungo linea di porta.
È il suo modo per prepararsi al Napoli. Non è un caso che mentre tutti i protagonisti del big match di stasera dicono che la partita è importante, certo, ma non decisiva, lui, Tevez, ripete che invece Juve-Napoli è quanto meno determinante. Per il campionato. E per la sfida con Higuain. Perché la Roma può allontanarsi di nuovo. E perché dopo tanti duelli a distanza bisogna stabilire sul campo, nel confronto diretto, chi è il più forte in un ballottaggio che neppure Maradona è riuscito a risolvere: «Nella mia Argentina – dice infatti Diego – giocavano insieme».
Sullo sfondo c’è sempre la necessità di stupire Sabella: mentre tutti in patria vorrebbero vedere ancora l’Apache con la maglia a strisce verticali azzurre e bianche della Nazionale, il ct argentino finora lo ha lasciato ai margini.
Di Tevez sorprende la capacità di adattarsi al campionato italiano, la rapidità a inserirsi negli schemi di Conte fino a diventare un intoccabile con 16 partite alle spalle. Sei gol complessivi in dieci partite in A (più uno in Supercoppa), una rete ogni 190 minuti, per un bottino che già rende invidiabile la ridotta spesa, appena 9 milioni, sostenuta dalla Juventus per accaparrarselo. Come Higuain, però, più delle reti vale il lavoro per la squadra non solo come leader offensivo. Carlitos vanta un assist vincente, 36 tiri in campionato e 18 in Champions League, con il 17% di tasso di conversione tiri in gol. Da 80% in campionato a 85% in Europa la sua precisione nei passaggi. Circa due dribbling a partita ma anche la capacità di mettersi a servizio della squadra evidenziata da 18 interventi difensivi totali che lo rendono un giocatore completo. A completare il campione un comportamento inappuntabile da quando è in Italia, dopo le controverse esperienze a Manchester.
Fonte: Il Mattino
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