Evento terminato.
Interviene De Laurentiis: “Non si sa perché noi ci soffermiamo al 90% sullo stadio reale e ignoriamo lo stadio virtuale che è un grandissimo supporto economico per la crescita dei club anche a livello internazionale. Quando uno scrive, per esempio, o recita televisivamente raccontando ciò che accade in uno stadio come se quel tifoso lì fosse l’unico vero esponente del club, compiamo un’attività riduttiva. Lo stadio virtuale televisivo è cresciuto a dismisura nell’ultimo decennio. Il calcio inglese esiste perché sono stati fatti stadi all’avanguardia. Non risolviamo così il problema di chi popola gli stadi, dobbiamo portare famiglie e bambini altrimenti siamo perdenti. Il calcio è nelle mani della malavita, gli stadi sono il loro negozio. Lo stadio virtuale fa sì che io, due anni fa, abbia dato alla Nielsen un incarica e una montagna di soldi e gli dico ‘Scusa, quanti tifosi abbiamo? Non simpatizzanti, ma tifosi’. Lei mi disse che questo calcolo non poteva farlo in Asia, ma solo in Occidente e sono venuti fuori 40 milioni di tifosi del Napoli. A quel punto la Juve ne avrà 150, l’Inter ne avrà 70, il Milan 80. Io mi chiedo come mai noi non consideriamo anche queste come fonti di energia economica e anche di sport. Io sono più concreto e risultato sempre antipatico e ostico“.
Veronica Diquattro, vicepresidente esecutivo di DAZN: “Volevo ringraziarvi per questo invito, porto il punto di vista di ciò che siamo, una realtà internazionale che ha deciso di aprire all’Italia, perché crede che nel valore del prodotto del calcio italiano. Abbiamo creduto nell’investire e non solo nell’acquisizione dei diritti per i prossimi due anni, ma anche nell’innovazione tecnologica. L’obiettivo nostro è quello di aumentare l’audience, avvicinando una parte di pubblico diversa che possa accedere al prodotto calcio a prezzi più contenuti. E’ ovvio che si deve partire dalla qualità del prodotto, abbiamo la responsabilità come player di migliorare. Lavoriamo su fronti specifici anche con SKY sul tema della Lega perché anche quello distrugge il valore“.
Jacopo Tognon, vicepresidente della Lega Pro: “La bellezza della Lega Pro è quella di poter accogliere grandi piazze, ma che ha al suo interno club e città completamente diverse. Manifestiamo nei playoff grandi feste come accaduto in Reggina-Monopoli. Mi piace ricordare che la nostra Lega si batte per i club virtuosi, stiamo facendo un lavoro che potrà portare dei frutti importanti per il nostro sistema. Con la valorizzazione dei giovani tutti potranno investire in Lega Pro“.
Mauro Balata, presidente della Lega di Serie B: “Io non sono sereno, arrivo in questo mondo trovando una situazione di grande divisione e conflittualità. Riusciamo a risolvere il problema della deliberazione del nuovo Statuto in Federazione, cambiamo qualche regola e troviamo una governance in meno di due mesi. Cosa vogliamo fare in Serie B? Sento e approfondisco problemi che non si risolvevano da anni, per aiutare a ripartire e avere sostenibilità. Siamo entrati in un girone infernale, quando abbiamo preso certe decisioni siamo entrati in un momento difficile: noi come Serie B abbiamo fatto la nostra riforma, si parlava di ripescaggi e c’è stato un contenzioso quasi schizofrenico determinato dalle liti tra le società. Abbiamo dato maggior appeal e credibilità al nostro campionato, anche dal punto di vista commerciale. Abbiamo cercato di strutturare un modello di regole interno“.
Cosimo Sibilla, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente vicario della FIGC: “Abbiamo la possibilità di dare un contributo forte al mondo del calcio, i Dilettanti sono la base e in Italia rappresentiamo dei numeri: poche cittadine non hanno una squadra di calcio, se ci facciamo caso. Il nostro impegno è quello di migliorarci, dobbiamo superare il problema impiantistico: domenica si sono giocati due spareggi, non c’era quella cultura per fare sinergia e ci abbiamo messo tanti giorni per organizzarli. Ci sono stati grandi risultati di pubblico, ma anche tante polemiche, avrete seguito, e noi ne siamo usciti benissimo: l’organizzazione della LND si racchiude nel perimetro dello stadio, all’esterno c’è un’altra istituzione che sviluppa la questione“.
Altro intervento del presidente del Napoli De Laurentiis: “La legge sugli stadi era stata fatta da un uomo di Berlusconi, diceva che, facendo delle costruzioni, si permetteva di attivare ulteriori opportunità immobiliari che avrebbero permesso l’equilibrio tra stadio e club: in quel momento un deficiente totale, un campano che mi fa vergognare, ovvero il sindaco Nardella, questo idiota ha fatto dei cambi sulla legge per cui quest’ultima è diventata inapplicabile. Per presentare un progetto al Comune, tre anni, spesi con esperti più di 350 mila euro di parcelle“.
Andrea Abodi, presidente del Credito Sportivo: “Bisogna pensare già al giorno dopo, bisogna pensare al calcio che dobbiamo fare e non soltanto volere: a volte concordo con Lotito, dalla fotografia del disagio bisogna pensare a una sceneggiatura del futuro possibile. Abbiamo abbandonato l’idea di reagire, io però voglio essere ottimista al limite dell’incoscienza: il contesto è basso, a partire dai prati e dagli stadi pieni che creano un bel presupposto. Cosa compone il prodotto? Cosa determina un valore? Lo stadio può essere un punto di svolta: nonostante le leggi migliorabili e le agende dei club che non hanno verticalità sulle strutture. Noi come Credito Sportivo proponiamo alternative per far costruire il paese: l’equilibrio definisce le potenzialità del modello. L’essere sistema? Quando si decide di stare assieme, dalla Juventus alla terza categoria bisogna trovare un punto di incontro: il passaggio della promozione e della retrocessione non deve mortificare la possibilità di ospitare neopromosse allo stesso livello. E’ più importante uno stadio modello che è un giocatore in più. De Laurentiis e la burocrazia? La banca può fare poco, ma sulla certezza dei modi e della condizioni dei progetti i tempi si abbattono e c’è migliore comprensione da parte dei portatori di interesse“.
Le parole di Damiano Tommasi, presidente dell’AIC: “De Laurentiis ha indicato il problema vero: se parliamo di impresa, sport, spettacolo. Sono tre cose che non coincidono. Lotito parlava del sogno della gente: lo sport dice che l’occasione dev’essere data a tutti, ma l’impresa forse vuole stabilità. I calciatori hanno delle regole e devono avere stabilità, le società che hanno progetti sportivi che vanno avanti da anni poi hanno determinati risultati. Mi piacerebbe leggere il resoconto di Ajax-Tottenham prima del 2-3, il risultato cambia la visione delle cose: Zaniolo è stato lanciato da chi adesso non siede sulla panchina della Roma, Donnarumma è stato lanciato da Mihajlovic che poi non è rimasto al Milan. Non c’è progettualità a medio-lungo termine, vogliamo parlare di sport o di spettacolo? Molte volte le cose non coincidono. Il prodotto che si vende è sportivo, se il risultato rimane aleatorio allora il prodotto è maggiormente vendibile. De Laurentiis ha dato continuità alla guida tecnica e ai calciatori, e ha ottenuto risultati sul campo: se non coincidono con lo spettacolo, è un tema che sul medio-lungo termine potrebbe essere affrontato“.
Nicola Rizzoli, designatore della CAN A sul VAR: “La figura dell’arbitro sta cambiando vista l’introduzione della tecnologia. L’arbitro prenderà sempre la decisione, ci siamo adattati in tempi ristretti: guardo molto le statistiche, l’innovazione è stata entusiasmante lo scorso anno. Quest’anno il contraltare è pesante, siamo tornati ai numeri pre-VAR: le aspettative erano troppo alte? Arrivare a zero errori è impossibile, saranno gli uomini a usare la tecnologia e potranno sbagliare. Cerchiamo di migliorare, ma è questione anche di cultura: anche i giocatori sono tornati a protestare, ed è una cosa che nuoce al calcio e alle società che poi se li trovano squalificati. Dobbiamo fidarci un po’ di più dell’arbitro e della tecnologia, con la Federazione studiamo un centro a Coverciano dove potranno essere valutate tutte le partite, si innalzerà la qualità delle valutazioni VAR fino ad arrivare a una professionalità del ruolo e dell’operatore“.
Torna a parlare il ct dell’Italia, Mancini: “Problema di cultura tattica e di scuola? Sicuramente possiamo migliorare molto, ma non è semplice per gli allenatori di club poter puntare subito sui giovani: non c’è tanto tempo per fare risultato, perciò si tenta di far giocare l’anziano per avere maggiori sicurezze. Tatticamente possiamo migliorare molto, in Nazionale ci stiamo provado e inseriremo altri giovani. Far giocare un ragazzo non è semplice, quando è messo in squadra gli va data anche fiducia. Non chiedo niente ai miei colleghi, anche se Zaniolo può essere un esempio: lo vidi all’Europeo under 19, ha avuto la fortuna di aver trovato un allenatore che gli ha dato spazio“.
Marcello Nicchi, presidente dell’AIA: “Sono emerse tante cose oggi, sono preoccupato in certi momenti: sentir dire spesso che tante cose non funzionano… per ripartire con un calcio forte e nuovo, bisogna entusiasmare la gente altrimenti facciamo dei danni. Bisogna investire nel settore giovanile scolastico, non bisogna parlare solo di Serie A. Ci sono stati addirittura pericolosi, bisogna investire nella giustizia sportiva per non avere dubbi. Bisogna investire nella tecnologia, noi abbiamo dovuto operare in un momento difficile in cui A e B erano commissariate, non c’era la Federazione: siamo rimasti garanti delle istituzioni noi arbitri, e abbiamo fatto il nostro lavoro in mezzo a tante difficoltà. Il nostro calcio è visto con credibilità all’esterno, ma noi dobbiamo preoccuparci come arbitri anche dei settori giovanili: c’è un problema di violenza, e devo ringraziare il Corriere dello Sport in occasione di un caso di violenza per noi devastante. Quest’anno quattro arbitri hanno debuttato in A, e l’anno scorso erano in C: c’è progettazione, in questo mondo federale se ognuno fa ciò che sa fare, allora si potrà voltare pagina“.
Interviene Giovanni Branchini, procuratore sportivo: “Ho parlato con la FIFA, ci sarebbe la disponibilità economica teorica per sopperire alla riduzione delle squadre nei campionati. In B ha vinto il Brescia che ha uno stadio vetusto, un aspetto che deve colpire i giovani calciatori e che coinvolge anche noi agenti: io credo che i media dovrebbero aiutare in questo fenomeno, c’è una tendenza a vedere il proprio figlio come un biglietto della lotteria, crea una serie di eccessi e di problematiche ai giovani. Arrivano all’effetto letale di non raggiungere il livello sportivo raggiungibile con serenità: c’è sete di scoprire il campione e sbatterlo in prima pagina. Ci vorrebbe maggior collaborazione tra tutte le componenti“.
Lotito: “Si vince con merito? Ci vuole spirito di sacrificio, è uno sport di gruppo, ci vuole determinazione e lealtà verso l’avversario. Serie A? Su alcuni temi economici si può parlare: se dice che i soldi aiutano, io ho una società che fattura 480 milioni e un’altra che fattura 110 milioni vuol dire che c’è disparità. Abbiamo tolto la Supercoppa alla Juventus e all’Inter che vincevano tutto. Si parla sempre di progetto, sembra che siano tutti manovali. Non dobbiamo spogliare il calcio del sogno“.
De Laurentiis: “Dodici anni fa ho fatto arrestare 33 persone“.
Claudio Lotito, presidente della Lazio: “C’è una distorsione, alcuni club sono diventati ostaggio perché lo sono voluti diventare. Aurelio, io sono entrato nel sistema con 84 milioni di fatturato e 86,5 milioni di perdita, con 150 milioni di debiti. Adesso sono in parità di bilancio, non percepisco un euro dalla Lazio, perché altrimenti sottrarrei soldi da possibili investimenti. Ho rifatto Formello con la cassa della società, è un problema di far rispettare le regole: tramite il consenso popolare, nell’organizzazione, ci siamo messi in condizione di lavarci la coscienza. Il nostro mondo ha un grande impatto mediatico, che ci consente di avere un grande potere contrattuale che non usiamo in senso costruttivo: nel sistema dobbiamo essere compatti, le norme sono obsolete. Aurelio tu lo sai bene, ci siamo confrontati: le norme sono frutto di un retaggio dove le società non erano quotate. Parlano tutti di stadio, fui il primo a proporre un progetto multifunzionale: la persona deve considerarla casa, noi invece ancora parliamo con logiche di trent’anni fa. La mentalità ha portato a giustificare atteggiamenti delinquenziali, e a me dicevano che ero matto…“.
E’ intervenuto anche Aurelio De Laurentiis: “Ringrazio Malagò per ciò che ha detto, ma devo fare una precisazione sulla Juventus: non bisogna dimenticarsi che ha avuto 75 milioni gratuitamente da SportFive per aver fatto scadere il quinquennio relativo ai naming rights dello stadio. I 125 milioni dello Stadium sono costati solo 50 alla Juve, poi vogliamo dire che la famiglia Agnelli ha potere particolare sul Piemonte e su Torino? Hanno fatto in modo di aumentare i loro investimenti, e nonostante questo hanno chiesto un fondo da 170 milioni di euro. Siamo riusciti a ottenere dalla Ragione 25 milioni di euro per le Universiadi, ho preteso di far parte del comitato per capire come sarebbero stati spesi e non dirottati altrove. Stiamo andando avanti, vedremo un San Paolo rivoltato con le Universiadi. Ho intenzione di investire altri soldi nel San Paolo, la convenzione nuova ce ne darà la possibilità. Il nostro calcio è pieno di tattica, in Champions con City-Tottenham eravamo tutti eccitatissimi: la Juventus ha 13 punti sul Napoli, noi abbiamo 10 punti sull’Inter e 14 sulla Roma. Vuol dire che c’è qualcosa che non funziona: o non funziona il permettere di spendere più di quanto si fattura, e noi non abbiamo debiti con le banche. Gravina lo sa, è un mio leit-motiv: ti sei insediato ma come si fa a far ripartire i campionati con gente che si indebita? Come si accede a un mercato dove giornalismo e media incitano a spendere di più, con dei nomi da divi? Dove va il calcio del prossimo ventennio? Lo sapete che i ragazzini di 10-20 anni stanno sulle loro piattaforme a giocare agli sparatutto: ho messo mio nipote nella migliore scuola calcio romana, eppure quando gioca il Napoli resiste solo dieci minuti e poi gioca a Fortnite. Il nostro spettacolo non è più per giovanissimi, ma per vecchi. Poniamoci il problema: come proporlo? La più grossa cazzata del mondo è comprare giocatore e poi fare solo tre cambi, ma dove sta scritto? Siamo industriali o no? Dobbiamo essere dipendenti da FIFA e UEFA o solo dal mondo dell’impresa del calcio che dovrebbe autogestirsi a livello nazionale ed europeo? Arriverà sempre qualcuno di vecchio, istituzionalizzato, che poi ci creerà regole che non andranno bene. Lotti cosa c’entrava col mondo del calcio? Ha fatto un casino con dei danni inimmaginabili: ha dato importanza allo stadio. Io al San Paolo l’ho definito un cesso, sono arrivato secondo con 10 punti sulla terza: l’Udinese rischia di retrocedere con lo stadio nuovo, il Sassuolo che fa? Il Tottenham ha giocato in uno stadio di altri, il calcio inglese ha avuto la Thatcher che è una santa, in Italia il ministro dell’interno si nasconde da 20 anni, nei nostri stadi si spaccia cocaina. Ci sono 3-400 persone che scrivono contro. Mi scrissero contro perché presi Sarri, fu una intuizione da parte di chi digeriva calcio meno di altri. Adesso ne parlano tutti, ma quando l’ho preso mi hanno scritto i manifesti contro. L’unico ministro dell’interno che si fece sentire, fu quello dei tornelli quando morì Raciti. Sul mio intervento, Renzi e Alfano fecero un regolamento innovativo: nel 2014 si poteva daspare anche chi aveva fatto determinati reati negli ultimi cinque anni. Perché devono essere daspati, quando poi i Questori si cacano sotto di daspare? Il biglietto automaticamente non dev’essere emesso. Alcuni steward sono accazzimmati con la malavita”.
Parla anche Giovanni Malagò, presidente del CONI: “Le tante cose belle che si sentono abitualmente attorno al calcio, diciamo che ci sono le premesse per far meglio tra Lega di A e Federazione. La barca va nella direzione giusta, ed è fondamentale: non può prescindere dal discorso della ‘casa’. Una famiglia funziona se c’è la casa. Vale anche in Serie A: complimenti alla Juventus, vediamo chi ha lo stadio nuovo in Italia. Il Sassuolo a Reggio Emilia, l’Udinese capoluogo di regione che si identifica con la squadra: i Pozzo ci hanno messo vent’anni, in una città dove la burocrazia non è peraltro così lenta. Poi c’è la Juventus: perché è stata brava e ha potuto fare lo stadio? Perché c’è stato un evento straordinario come le Olimpiadi: l’unica città con meno di un milione di abitanti con due squadre in due stadi diversi, lo hanno potuto fare perché il Torino si è fatto lo stadio e vorrei vedere come avrebbero fatto a gestirsi assieme lo stadio. Il Delle Alpi era sbagliato, come altri, ma si è andati avanti solo con l’evento delle Olimpiadi. Giocheremo l’Europeo a Roma perché è uno stadio dello Stato, senza l’Olimpico non c’era uno stadio adatto in Italia per ospitare un girone dell’Europeo. Non c’è altro da raccontare: la madre di tutte le battaglie è ospitare una grande manifestazione internazionale. Se non c’è data certa per fare uno stadio, è un calvario: si deve fare squadra, come s’è fatto sulla candidatura olimpica di Milano-Cortina, oppure le Finals di tennis a Torino“.
Gaetano Miccichè, presidente della Lega Serie A: “I tema del sistema non è solo del calcio, è da 40 anni che se ne parla in Italia. Sono l’ultimo arrivato, un anno fa la Nazionale era eliminata, la Lega era commissariata: c’era criticità e si partiva da lì. Tendo sempre ai benchmark migliori, cercherei di non piangerci addosso. Non sono convinto che il calcio italiano stia così male: certo, la Juventus primeggia in maniera straordinaria e ha una struttura da azienda leader nel settore. Però mancano due giornate in Serie A e ci sono tante squadre che lottano per la Champions League o per non retrocedere: il campionato, al di là del predominio della Juventus che l’anno scorso è vacillato a causa del Napoli, non credo sia così in difficoltà. Ci vuole migliore composizione dei ricavi: in Europa ci si basa sui diritti tv, oggi il 65-70% dei nostri ricavi arrivano da lì. I diritti vengono venduti a compratori internazionali, che fanno scelte di mercato e sono quotati in Borsa: Sky e Dazn sono americana e tedesca, hanno investitori che hanno altri interessi e magari non sanno nemmeno le differenze tra la maglia della Juventus e della Roma. I presidenti mi ripetono di avere un prodotto valido e interessante da valorizzare al meglio: venderemo i diritti tv in modo migliore, rispetto a com’è accaduto nel 2018. La Premier League è un’altra cosa. Noi fatturiamo come la Liga e la Bundesliga, e molto di più della Ligue 1. In Spagna hanno anche avuto Messi e Ronaldo per dieci anni, si può far meglio di loro“.
Le parole di Gabriele Gravina, presidente della FIGC: “La storia si ripete, il calcio non ha una dimensione imprenditoriale diversa da altre aree. Ha bisogno di un prodotto che abbia appeal, ha bisogno di identità, di un percorso e di un progetto che generi l’interesse e l’attenzione degli stock-holders. Incidono diversi aspetti: la dimensione del mondo del calcio sta vivendo una criticità legata non solo alla dialettica all’interno del sistema, ma una crisi che ha bisogno di regole per ottenere un nuovo assetto. Ma di regole che possano cambiare verso: in maniera provocatoria avevo parlato di playoff e playout, è una modalità per aprire un tavolo di confronto interessante. Immaginare dieci squadre ai playoff con un secondo campionato, in due fasi, genererebbe maggiore interesse. Abbiamo voluto eliminare alcune incertezze sull’applicazione di alcune norme: a settembre partirà un nuovo progetto legato alle scuole“.
Roberto Mancini, ct dell’Italia, sul gap tra la Juve e gli altri club di Serie A: “La Juventus ha lavorato molto bene in questi anni, non solo perché ha preso dei bravi calciatori e ha una rosa molto ampia e migliore delle altre. Ha uno stadio di proprietà ed è una fonte enorme per la società, strutturalmente ha lavorato molto bene. Non è un caso che abbia vinto, poi a livello tecnico è molto forte e viene migliorata di anno in anno. Il target poteva essere la Champions, ma continuare a vincere il campionato è una cosa enorme“.
Al momento si sta svolgendo nella redazione del Corriere dello Sport Il calcio che vogliamo, titolo del forum che tratterà la crisi del calcio italiano e le chiavi del rilancio al centro di un confronto tra uomini di sport. L’incontro vedrà la partecipazione di Giovanni Malagò, presidente del CONI, di Roberto Mancini, ct della Nazionale, di Gabriele Gravina, presidente della FIGC, Gaetano Miccichè, presidente della Lega Serie A, di Andrea Abodi, presidente del Credito Sportivo, di Claudio Lotito, presidente della Lazio, del presidente della Lega Serie B Mauro Balata, del presidente della Lega Dilettanti e vicepresidente vicario della FIGC Cosimo Sibilla, di Marcello Nicchi, presidente dell’AIA, di Nicola Rizzoli, presidente della CAN A e del presidente dell’AIC Damiano Tommasi e del procuratore sportivo Giovanni Branchini. Presente anche Aurelio De Laurentiis. Quattro i temi trattati:
- Le ragioni del divario Italia-Europa
- La difficoltà dei club di fare sistema
- Violenza e razzismo, questione di sicurezza e cultura
- Stadi
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