Quel maledetto 3 luglio 1990 non tutta Napoli decise di spingere gli azzurri verso la finale del Mondiale. Furono in tanti a votare Maradona e a esultare quando l’Italia venne eliminata ai rigori, dopo 120 minuti infernali. Quella sera Insigne non era neppure nato. In campo c’era un altro azzurro, Nando De Napoli, che però era nato a Chiusano San Domenico, in provincia di Avellino. Stasera il San Paolo si colora dell’azzurro della Nazionale. A guidarla ci sarà il piccolo Insigne, 22 anni, già stella di questo Napoli. «L’ho visto in gran forma, si è ripreso dai problemi della settimana scorsa. Poi ha grande entusiasmo, l’ho notato anche ieri mattina a Quarto», lo consacra Prandelli. Al fianco di Osvaldo, perché Balotelli andrà in panchina. E che il folletto di Frattamaggiore sia già un idolo lo si capisce da come la gente di Quarto, ieri mattina, lo ha accolto. Cori e osanna solo per lui. E gli spiccioli per SuperMario. Il ct lo farà giocare almeno un tempo: poi ha promesso e garantito a Benitez che non lo farà stancare di più. Venerdì c’è Roma-Napoli e per Insigne anche quella sarà un’altra notte di gloria. Intanto Lorenzo si avvia a godersi quella di stasera e avrà un tifoso d’eccezione, Benitez: «Sarà la prima volta che vedrò un incontro nel nostro stadio da spettatore e condividerò gli spalti con i nostri irriducibili tifosi. Forza Lorenzo Insigne».
Ventidue anni dopo è ancora Napoli crocevia di un ciclo che avrà il suo culmine in Brasile. Se i paragoni tra una semifinale mondiale e l’Armenia appaiono quasi blasfemi, non per questo la sfida di questa sera è da trascurare, perché un sccesso per l’Italia significa essere testa di serie in Brasile. Sicuramente non lo è per Insigne. Non ci sarà il grande pubblico che c’è invece per le gare interne del Napoli perché la prevendita è andata a rilento. Ma l’entusiasmo è quello dei bei tempi: lo capisci anche dal ronzio dei venditori di sciarpe della nazionale intorno allo stadio ieri sera, in occasione dell’allenamento a porte aperte, e per la presenza di alcune centinaia di tifosi che stazionano a corso Vittorio Emanuele davanti all’hotel dove risiede l’Italia. E poco dopo l’ora di pranzo Insigne si è affacciato dal balcone dell’albergo, per rispondere alle manifestazioni d’affetto dei tifosi. Quante cose sono cambiate per lo scugnizzo in poco tempo: dal Pescara di Zeman alla Nazionale di Prandelli, con un posto prenotato per Rio.
«Sono emozionato, lo sono davvero. Questa con l’Armenia per me è una partita speciale. Come se fosse un altro debutto con l’Italia». Quello vero è ormai datato settembre 2012: contro Malta a Modena. Poi il gol «alla Maradona» nell’amichevole con l’Argentina e l’ora scarsa contro la Bulgaria. C’è un’altra emozione enorme con cui fare i conti. Sarà l’undicesimo giocatore nella storia del Napoli che giocherà in Nazionale, da titolare al San Paolo. Ma sarà solo il terzo napoletano che, da giocatore del Napoli, metterà piede al San Paolo. Ad avere questo onore due pezzi di storia: Antonio Juliano e Ciro Ferrara. Neppure Fabio Cannavaro, l’eroe di Berlino 2006, il difensore della Loggetta, ha mai avuto questa soddisfazione: trovò la convocazione in Nazionale nel 1997, due anni dopo aver lasciato il Napoli. Allora giocava nel Parma. L’ultimo ”azzurro-napoletano” è stato Ciro Ferrara: il 14 novembre del 1987 l’Italia affrontò la Svezia a Fuorigrotta per la qualificazione agli Europei di Germania Occidentale. Finì 2-1. Da allora non è mai successo che un giocatore di Napoli e del Napoli scendesse in campo con l’Italia. In precedenza ”lo sfizio” se l’era tolto un mito del calcio partenopeo: Antonio Juliano. Totonno giocò titolare al San Paolo la semifinale vinta (con la monetina) contro l’Urss all’Europeo del 1968. Insigne, il piccolo pupillo di De Laurentiis, stasera metterà il suo nome nella storia.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
G.D.S.
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