C’è anche il mercato in uscita, eh sì: e non è una voce marginale, non un dettaglio, ma linfa. E’ energia economica allo stato puro: perché vendere vuol dire incassare e poi anche risparmiare un bel po’ d’ingaggi che stanno al bilancio. C’è il cosiddetto «tesoretto» che può essere monetizzato secondo un listino personale, perché chi acquista non la pensa mai come chi cede, però in quella dozzina e anzi più di calciatori si nasconde un forziere, di dimensioni rilevanti: c’è Gargano al Parma, c’è Vargas di rientro dal Valencia, c’è El Kaddouri ch’è stato ripreso dal Torino, c’è Vitale che era alla Juve Stabia, c’è Fideleff e pure Donadel, Gamberini, ci sono giovani qua e là e poi ci sono loro: i Behrami, gli Dzemaili, i Pandev, forse – forse – i Britos, che però ha la possibilità di restare. C’è l’oro di Napoli anche in questa sacca che fa meno fashion, ma che però ha un suo peso specifico assai consistente al quale un club ha il dovere di dar importanza.
NERO E AZZURRO. C’è Behrami che sa di avere all’Inter un estimatore in Mazzarri, ma le distanze restano considerevoli e sembra difficile ridimensionarle: base d’asta (al ribasso) di dieci milioni di euro e i cinque offerti sembrano autenticamente lontani dalla richiesta. Però qualcosa può accadere e la Milano nerazzurra conta sul fattore attesa: magari va a finire che il Napoli scovi in Europa o chissà dove il proprio rinforzo per il centrocampo, e s’ammorbidisce. A meno che l’Amburgo non osi ed irrompa in maniera prepotente e decisiva.
ENGLAND. Poi c’è Dzemaili, che ha il piedino caldo (l’ha dimostrato anche anche al Mondiale) preferirebbe andarsene a provare l’emozione del calcio inglese (o del Milan), sa di avere nel Tottenham – come Behrami – un potenziale acquirente, è a conoscenza della considerazione del Siviglia: soprattutto sa cosa chiedere a se stesso, cambiare aria, avvertire intorno a sé quella fiducia che nel triennio partenopeo ha annusato (secondo la tesi personale) solo a corrente alternata. La versione svizzera, quella in onda in Brasile, è stata utile per riproporre la sua versatilità pure in chiave offensiva e Dzemaili sente che qualcosa sta cambiando. Forse la maglia. Ma il mercato non dà scadenze, non immediate.
Fonte: Corriere dello Sport
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