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L’inchiesta sul calcioscommesse travolge società e squadre di A

Sospetti su 22 partite

 Ci sono Roma e Lazio, Bari e Lecce, Napoli e Sampdoria. È un elenco di 22 partite quello finito sotto la lente degli uomini del nucleo interforze creato dall’ex ministro Roberto Maroni. Si tratta di una lista trasversale, poiché riunisce alcuni degli incontri oggetto delle inchieste sul calcioscommesse aperte dalle procure di Cremona, Bari e Napoli. I cui risultati, ipotizzano gli investigatori, sarebbero stati condizionati a suon di mazzette intascate da giocatori “infedeli”.
Le partite sono del 2001. Due coinvolgono i giallorossi: Genoa-Roma del 26 febbraio 2011 finita 4 a 3 e Fiorentina-Roma del 20 marzo (2 a 2). Altre due la compagine biancoceleste: Lazio-Genoa del 14 maggio (4 a 2) Lecce-Lazio del 22 maggio (2 a 4). E ancora: Catania-Chievo e Napoli-Sampdoria, tre incontri del Brescia (con il Bari, il Lecce e il Bologna) e tre del Chievo (con il Bari, il Parma e la Sampdoria), altre due partite del Bari (contro Parma e Bologna). Infine: Genoa-Lecce, Bologna-Napoli, Lecce-Cagliari, Catania-Cagliari e Genoa-Cesena. L’inchiesta della procura di Bari è nata dieci mesi fa sulla base di una segnalazione del bookmaker austriaco Skysport365. Al centro del fascicolo, con una decina di indagati per riciclaggio, le modalità con cui venivano puntati i soldi provento di attività illecite: gli scommettitori non miravano a truccare l’esito delle partite, ma a riciclare il denaro sporco con puntate illegali. Come gli inquirenti baresi, anche la procura di Napoli sta indagando su flussi anomali di scommesse ed esaminando il comportamento, definito «anomalo», di alcune tifoserie nei confronti di calciatori di squadre minori: l’ipotesi è che possano esserci contatti con i clan.
Mentre a Cremona arrivano le prime ammissioni degli indagati: davanti al gip Guido Salvini parlano di un sistema composto da giocatori e scommettitori che, nelle fasi finali dei campionati, entrava in azione per falsare il risultato degli incontri su cui puntare il tempo reale. L’ex giocatore Alessandro Zamperini ha raccontato che a spingerlo a offrire 200mila euro al calciatore del Gubbio Simone Farina, affinché corrompesse tre suoi compagni di squadra per la sfida di coppa Italia con il Cesena, fu Hristyia Ilievsky, uomo di vertice del gruppo degli «zingari». E il giocatore dello Spezia, Filippo Carobbio, oltre a confermare di «essere stato a disposizione» dello stesso gruppo per alterare in cambio di soldi almeno 5 incontri delle squadre dove giocava, si è spinto più in là. Affermando che quando giocava a Bergamo condizionava anche le partite dell’Albinoleffe.
«Gli esiti degli interrogatori confermano quanto emerso dalle indagini», sottolineano gli inquirenti. E anche chi nega episodi o circostanze, lo farebbe con ben poca convinzione. Come quando Zamperini cerca di giustificare, prima di Lecce-Lazio, la sua presenza nell’hotel dove alloggiavano i giocatori salentini. «Mi aveva invitato un mio amico di Lecce a vedere la partita», ha detto al gip. Secondo l’accusa, invece, la sua presenza non era certo casuale: l’organizzazione di Singapore tentava di manipolare anche le partite di serie A.
Le ombre sul campionato principale si allungano. «Ci sono elementi importanti» su almeno quattro incontri, conferma un investigatore: Napoli-Sampdoria, Brescia-Bari, Brescia-Lecce e Lecce-Lazio. «Ed è molto probabile che in alcuni casi vi sia anche un coinvolgimento della società, che a un certo punto o concordano con i giocatori “chiacchierati” le combine, o, nella migliore delle ipotesi, fanno finta di non vedere». Elementi certi sono attesi dai risultati di una rogatoria dalla Svizzera, documenti relativi a diversi conti correnti utilizzati dal gruppo e alla movimentazione del denaro utilizzato per i tentativi di corruzione dei giocatori. E forse collegamento di una possibile collaborazione con i clan. «Dai miei contatti olandesi – afferma lo slavo Marjio Cvrtak – ho saputo che a Napoli ci sono dei cinesi che fanno scommesse».

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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