Un gesto simbolico, ad alto impatto visivo:da leader, da soggetto carismatico che sa di poter aizzare o calmare la folla (o il suo seguito), in relazione alla convenienza del momento. È la motivazione che ha spinto il Tribunale del Riesame di Roma a confermare gli arresti domiciliari a carico di Gennaro de Tommaso, di respingere la sua richiesta di revoca della misura cautelare. Motivazioni che tracciano il profilo di un personaggio diventato noto anche al grande pubblico, in seguito ai fatti dello scorso tre maggio, dentro e fuori lo stadio Olimpico dove il Napoli batteva la Fiorentina nella finale di coppa Italia. Una brutta pagina di cronaca, a margine di un evento sportivo: gli scontri, l’assalto a un pullman di tifosi del Napoli da parte di facinorosi della Roma, il colpo di pistola esploso da un altro protagonista di quella giornata, vale a dire di Daniele De Santis, del «Gastone» giallorosso detenuto per omicidio volontario, ma morte di un ragazzo per bene, del tifoso azzurro Ciro Esposito. A cavalcioni sulla cancellata, dunque, ricordate la scena? Autorità ed esponenti delle istituzioni in tribuna, grande via vai tra poliziotti e tutori della legge, e lui lì – al centro della scena, che è poi il centro del mondo mediatico- a dettare legge. Scrivono i giudici: ecco la «leadership dell’indagato», che gli ha consentito di «incrementare l’animosità della tifoseria e di comunicare l’intenzione della curva di non permettere l’inizio della gara, se non dopo un incontro chiarificatore con il capitano del Napoli »;e dall’altro «di imporsi quale interlocutore delle autorità civili e sportive per il successivo via libera» alla partita. È così che per i giudici del Riesame di Roma, quella messa in atto da Gennaro De Tommaso – alias Genny’a Carogna-, è «una precisa strategia» per alzare «la tensione (venuta si a creare tra i tifosi a causa della notizia del ferimento di Ciro Esposito), minacciando l’invasione di campo, per ottenere dalle autorità civili e sportive il via libera all’incontro con il capitano del Napoli, Marek Hamsik». Ma chi è Gennaro De Tommaso? Noto come leader dei Mastiffs della curva A, viene ritenuto collegato ad una famiglia in passato legata ad ambienti criminali del rione Sanità, sudi lui si concentrano le attenzioni della Procura di Roma e di Napoli. E non solo per fatti legati al tifo organizzato. Arresti domiciliari confermati, dunque: ha agito -scrivono giudici- seguendo un «metodo ampiamente rodato e sperimentato nel corso della sua militanza». La conferma della custodia cautelare, per i magistrati romani, è dunque necessaria perché «è assai probabile che in mancanza di qualsivoglia presidio cautelare,De Tommaso si renda alla prima occasione di gioco della squadra del Napoli protagonista di nuovi episodi di violenza nei confronti sia della tifoseria avversa sia delle forze dell’ordine». Insomma, l’uomo della cosiddetta «trattativa» può ancora coagulare attorno a sé un seguito che gli inquirenti non esitano a definire«criminale». Al centro delle indagini romane, foto, testimonianze e intercettazioni. Stando alla ricostruzione della Digos della Capitale, De Tommaso viene indicato a capo di un centinaio di ultrà che con felpe nere e fumogeni si erano radunati in piazza Mazzini e lungo la strada verso lo stadio Olimpico di Roma, lanciando fumogeni contro gli agenti e le auto. Ma non solo. De Tommaso è accusato anche di violazione del «divieto di striscioni e cartelli incitanti alla violenza o recanti ingiurie o minacce». L’ultrà infatti indossava una scritta con la scritta «Speziale libero», un altro hooligan nostrano accusato di aver causato la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, nel 2007. Confermata l’impostazione dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, secondo la quale Genny venne descritto dal gip, nell’ordinanza del 22 settembre, come a capo di un gruppo di ultrà che segue regole paramilitari.
Fonte: Il Mattino
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