Lo studio stima mancati ricavi per circa 666 milioni di euro per le attività legate al calcio, di cui il 74% è legato alle scommesse sportive. Cumulativamente l’industria del calcio professionistico ha perso quasi 1,3 miliardi di fatturato in seguito allo stop, vale a dire, osserva EY, “l’equivalente di quattro anni di crescita”. Con un fatturato totale di circa 6,5 miliardi di euro, è effettivamente a un livello inferiore alla stagione 2015-2016.
L’impatto della crisi sanitaria continuerà a farsi sentire anche durante la stagione 2020-2021. EY ha elaborato due scenari, uno “ottimista” e l’altro “pessimista”. Il primo di questi si basa in particolare sull’uso degli stadi al massimo delle loro capacità, un ritorno del pubblico e un massiccio sostegno da parte degli sponsor. Il secondo si basa, tra le altre cose, sulla partecipazione allo stadio limitata a 5.000 persone fino alla fine dell’anno e sulla minore fedeltà da parte di tifosi e sponsor.
Sulla base di queste prospettive, EY stima tra 3.400 e 8.000 il numero di posti di lavoro “a rischio” nel settore a partire dalla prossima stagione, su un totale di 33.900. La minaccia sociale peserebbe molto di più sulle attività accessorie, principalmente quelle alimentate dai game-day, piuttosto che sui club, per i quali il numero di posti di lavoro a rischio è compreso tra 200 e 700, con una riduzione dal 3% al 9%.
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