Aprite quello stadio: apritelo ai bambini, almeno a loro. E’ un’idea (meravigliosa) ch’è venuta al Napoli, è un tentativo che rimane a galleggiare nell’aria, nell’attesa che venerdì si conosca l’esito del ricorso, è una voglia matta che però dà un senso compiuto a una domenica altrimenti grigia, verrebbe da dire vuota, come rischierebbe di restare il San Paolo. Però è una soluzione per lanciare un messaggio, per educare, per costruirsi anche un futuro ovviamente spiegando ai bimbi che ci sono cose che non si fanno, per esempio insultare un portiere avversario.
DENTRO LE SCUOLE. E’ la scelta del Napoli per la sfida di domenica con il Verona, quella che rischia d’essere giocata nel tempio dei sogni di qualsiasi fanciullo al gelo delle porte chiuse: la proposta è sul tavolo di Federazione e Lega, sono stati avvertiti in anticipo e sono stati sufficientemente informati sulle modalità, che prevedono la concessione di 200 biglietti per cinquanta scuole del capoluogo; è un modo per spedire un segnale, non solo per dar calore a un teatro vuoto del football: è un’iniziativa che mira a incidere non solo sui diecimila fans presenti sugli spalti ma serve anche a «formare» chi sta dinnanzi alla tv e guarda.VENERDI’. Il ricorso viene presentato entro domani e punta a ottenere l’azzeramento della pena delle due partite a porte chiuse, dopo gli incidenti di Roma e il ritardo della finale di Coppa Italia; però, c’è già una scelta «ideologica» che precede la sentenza, attesa per il pomeriggio di venerdì, e che ha un suo disegno preciso: sostenere un percorso formativo attraverso le generazioni del tifo del futuro, quelle che ora osservano – e magari restano disorientati – e che spesso restano fuori, perché uno stadio è diventato pericoloso. Il Napoli s’è industriato per non lasciare spoglio il suo San Paolo. E dunque, largo all’ipotesi di concedersi alle scuole, progetto non semplice da attuare però incoraggiante, intrigante, nato tra le pieghe di una riflessione.
E allora il Napoli ha meditato ed ha pensato di offrirsi – come già accaduto alla Juventus per la gara del primo dicembre con l’Udinese – per quelli che rappresenteranno la prossima generazione di fans. Tentazione lodevole: distribuire duecento biglietti in cinquanta istituti, dunque lasciare che in diecimila possano godersi una partita che diventerebbe un evento per ognuno di loro, perché altrimenti è complicato, difficile e forse persino impossibile regalarsi una notte del genere. E questo nel caso in cui venerdì si registri fumata nera dinnanzi alle controdeduzioni che l’ufficio legale del club azzurro presenterà alle motivazioni di Giampaolo Tosel, il giudice sportivo che ha chiuso Fuorigrotta. Si ricomincerebbe almeno da diecimila tifosi, si ripartirebbe da loro, dal loro entusiasmo e dalla loro passione priva di alcuna contaminazione, si proverebbe a spargere un pizzico di freschezza e magari ad allentare le tensioni ed a ripulire un po’ il clima pesante delle ultime settimane: il Napoli aspetta un sì dalla Federcalcio e dalla Lega e stavolta s’avverte un’aria nuova. E’ quella che afferrano i ragazzi, talvolta inconsapevoli di ciò che accade (pure in uno stadio): aprire quelle porte sarebbe un bel gesto per i bambini e pure per i grandi (che non sono da imitare, per quel che a volte combinano…).SCINTILLE. Lo stadio (in senso lato) è territorio di scontro verbale, per ora. Ieri il Napoli ha emesso un comunicato stampa molto duro: «Da quando De Laurentiis è presidente del Napoli, la società non ha mai ceduto gratuitamente biglietti agli ultras e la vendita è avvenuta in piena conformità della disciplina normativa e convenzionale». Una ventina di righe al fiele per rispondere all’ex assessore allo sport, Giuseppina Tommasielli, che aveva accusato il club di regalare biglietti agli ultras. Gli avvocati sono pronti.
E allora il Napoli ha meditato ed ha pensato di offrirsi – come già accaduto alla Juventus per la gara del primo dicembre con l’Udinese – per quelli che rappresenteranno la prossima generazione di fans. Tentazione lodevole: distribuire duecento biglietti in cinquanta istituti, dunque lasciare che in diecimila possano godersi una partita che diventerebbe un evento per ognuno di loro, perché altrimenti è complicato, difficile e forse persino impossibile regalarsi una notte del genere. E questo nel caso in cui venerdì si registri fumata nera dinnanzi alle controdeduzioni che l’ufficio legale del club azzurro presenterà alle motivazioni di Giampaolo Tosel, il giudice sportivo che ha chiuso Fuorigrotta. Si ricomincerebbe almeno da diecimila tifosi, si ripartirebbe da loro, dal loro entusiasmo e dalla loro passione priva di alcuna contaminazione, si proverebbe a spargere un pizzico di freschezza e magari ad allentare le tensioni ed a ripulire un po’ il clima pesante delle ultime settimane: il Napoli aspetta un sì dalla Federcalcio e dalla Lega e stavolta s’avverte un’aria nuova. E’ quella che afferrano i ragazzi, talvolta inconsapevoli di ciò che accade (pure in uno stadio): aprire quelle porte sarebbe un bel gesto per i bambini e pure per i grandi (che non sono da imitare, per quel che a volte combinano…).SCINTILLE. Lo stadio (in senso lato) è territorio di scontro verbale, per ora. Ieri il Napoli ha emesso un comunicato stampa molto duro: «Da quando De Laurentiis è presidente del Napoli, la società non ha mai ceduto gratuitamente biglietti agli ultras e la vendita è avvenuta in piena conformità della disciplina normativa e convenzionale». Una ventina di righe al fiele per rispondere all’ex assessore allo sport, Giuseppina Tommasielli, che aveva accusato il club di regalare biglietti agli ultras. Gli avvocati sono pronti.
Fonte: Corriere dello Sport
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