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L’ex pescarese ha la visione di gioco di Pirlo e si adatterebbe con Inler

A Napoli ritroverebbe l'amico Lorenzo Insigne, un vantaggio non da poco

La stagione scorsa a destra aveva Matti Lund Nielsen, appena passato al Verona, e a sinistra Emmanuel Cascione. Era il centrocampo del Pescara delle meraviglie, ideato da Zdenek Zeman. Certo, davanti Sansovini, Immobile e Insigne facevano l’inferno. Ma tutto girava intorno a Marchino Verratti, impostato centromediano dal boemo che in un piccolo trequartista aveva visto un regista con la musica del calcio nei piedi. Bene, adesso Verratti, venti anni, fa muovere alla grande il Psg: fino a dicembre centrale tra Chantome e Matuidi nel 4-3-3, adesso (dopo il ko di Thiago Motta) in coppia con quest’ultimo, nel nuovo 4-2-4 tutta qualità di Ancelotti, con Lavezzi e Pastore esterni e Ibra e Menez in avanti; mercoledì sera poi si è ritagliato la sua gloria azzurra segnando all’Olanda il suo primo gol in Nazionale da vice Pirlo, rubando la scena agli attesissimi Balotelli & El Shaarawy. Un’impresa, quella del ragazzo abruzzese, che per forza ha riacceso la passione dei due club che, la scorsa estate, erano arrivati vicinissimi a prenderlo prima del blitz milionario del club francese. Juve e Napoli avevano visto giustissimo e proveranno, ognuna per proprio conto, a ritessere la tela strappata.

IL DOPO PIRLO – I bianconeri in particolare possono guardare all’ex pescarese come la pedina giusta per il dopo Pirlo, comunque da programmare. Verratti, tifossimo bianconero, in particolare di Del Piero, avrebbe potuto già essere a Torino se Ouasim Bouy, olandese di sangue marocchino, nato proprio ad Amsterdam (!), altro giovane centromediano di talento, e James Troisi, italo-australiano, avessero accettato di passare dalla Juventus al Pescara nel quadro dell’operazione di mercato. Ma questa ormai è storia. Il futuro potrebbe vederlo nelle vesti di regista juventino, tra Marchisio e Pogba (o Vidal), in un centrocampo dinamico, tecnico e potente. «Il modulo che preferisco è il 4-3-3 ma mi so adattare» spiegava Verratti mercoledì notte nel ventre sempre accogliente dell’Ajax ArenA.
CON INSIGNE – Certo, uno come Pirlo, è una montagna da scalare. Per esempio, dal punto di vista del gol, Verratti deve ancora crescere moltissimo, dato che va a segno una volta all’anno. Quello all’Olanda è il primo sigillo dopo quasi dieci mesi (sempre in azzurro, 25 aprile 2012, Scozia-Italia Under 21 1-4) mentre in due stagioni a Pescara ha segnato una sola rete (29 maggio 2011, a Cittadella). Ha anche il giallo facile (10 l’anno scorso, già 8 in Francia in 16 presenze), Marcolino. Segno di personalità, anche. Un carattere e un talento che a Mazzarri piace molto. E in mezzo al campo il tecnico di San Vincenzo non ha mai fatto questione di centimetri: Gargano per esempio è stato una pedina fondamentale nella passata stagione. E che dire di Insigne adesso? Verratti, a dispetto dell’altezza, vale sia con che senza palla, sapendo leggere l’azione con naturalezza nelle due fasi. Sicuro che in coppia con Inler garantirebbe al Napoli un ulteriore salto di qualità.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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