Ecco una parte della lunga intervista di Filippo Falco, ex giocatore di Lecce, Bologna e Benevento adesso in forza allo Stella Rossa, concessa ai colleghi di “Minuti di Recupero”:
Pippo, come nasce l’idea Stella Rossa?
“Nasce nei primi giorni del mercato di gennaio, quando il mio procuratore mi chiama e mi dice che la Stella Rossa voleva acquistarmi. Col passare dei giorni i contatti sono diventati più fitti, ed eccomi qui… ho dato il mio benestare e ho capito che forse era arrivato il momento di lasciare l’Italia e provare un’esperienza all’estero”.
Nell’ultima partita hai avuto l’occasione di debuttare: un piccolo assaggio, ma adesso arriva il Milan…
“La partita di giovedì per me è un sogno che si realizza, un’emozione grandissima, e il fatto di giocarla contro un club italiano, tra l’altro di tale prestigio, rende il tutto ancor più speciale. Sarà una serata bellissima, che io vedo come il coronamento di un percorso. Da un piccolo paesino della Puglia (Pulsano, poco più di 11 mila abitanti, ndr) a calcare i campi dell’Europa League: non è roba da tutti. Questo percorso mi riempie di orgoglio. E poi, sarà anche una bella rivincita…”.
Perché una rivincita?
“Perché la Serie A non ha creduto abbastanza in me. Per arrivarci è stata durissima, ho fatto benissimo in B, ma prima del Lecce non ho mai avuto delle chance concrete nella massima serie. A Bologna finché c’è stato Delio Rossi, che posso solo ringraziare, avevo giocato 9 delle prime 10 partite, poi è arrivato Donadoni e onestamente non so perché, ma non mi vedeva proprio. Non so cosa gli abbia fatto, ma con grande umiltà posso dire che con me non si è comportato benissimo. Il Bologna mi ha mandato in giro in prestito senza darmi alcuna possibilità, così ho ricominciato da Benevento, dove ho vinto il campionato di B da protagonista.
Credevo a quel punto di essermi riconquistato nuovamente la Serie A, stavolta sul campo, e invece l’anno dopo non mi hanno confermato. Non so se la colpa sia stata del DS o dell’allenatore, ma per me è stata una mazzata. Un’enorme delusione, per alcune notti non ho dormito. Mi sono chiesto a lungo cosa avessi che non andava e quella domanda era diventata un’ossessione. Magari la colpa non fu di Baroni, ma per quello che gli avevo dato forse avrebbe dovuto spendersi di più per la mia riconferma.”
A proposito, ma si può fare l’impresa contro questo Milan?
“Io credo che possiamo farcela. La rosa è una rosa di qualità. Siamo forti e ambiziosi, e oltre a tanti giocatori di talento qui abbiamo davvero un grande club alle spalle, e una squadra che non molla di un centimetro. Vogliamo stupire in Europa e affermarci in patria. Siamo più a 9 sulla seconda e quindi in campionato anche se ancora molto lunga la strada è in discesa, ma vogliamo vincere anche la Coppa nazionale, che qui il “double” manca da diversi anni”
Napoli e il Napoli tra l’altro ti evocano dolci ricordi…
“Si, mi ricordano la partita più bella della mia vita (Napoli-Lecce 2-3, ndr). Al San Paolo c’è un’aria diversa, non c’è paragone con nessun altro stadio d’Italia. Si respira calcio, si sente nell’aria la presenza di Maradona e il riecheggio delle sue gesta. Giocare quella gara e vincerla è stata l’esperienza più bella di tutte nella mia vita da calciatore: quel giorno speravo che quella partita potesse non finire mai”.
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