Alfredo Ponticelli, assessore allo Sport del Comune di Napoli per due legislature. Cinque anni di rapporti (l’ultimo mandato della giunta Iervolino) con il Calcio Napoli. A discutere di problemi ordinari e straordinari del San Paolo, di convenzione e di transazioni. Provando, in una clima di collaborazione, a risolvere situazioni difficili riguardo alla sicurezza e all’ordine pubblico. Anche allora il Comune era costretto al «conto della serva» per amministrare con pochi soldi. Anche allora le esigenze del San Paolo erano legate alla convenzione con il Napoli.
Oggi il Comune paventa il rischio chiusura per il San Paolo. Se entro dicembre non verranno espletati i lavori di messa in sicurezza, dice l’assessore con delega allo Sport Tommasielli, il prefetto non ammetterà ragioni. Il Comune batte cassa, il Napoli deve un milione e trecentomila euro. «Se la transazione è chiusa, giusto che il Napoli saldi il suo debito, altrettanto giusto che il Comune impieghi quei soldi per la manutenzione dello stadio. Ma il discorso è un altro: se oggi stesso De Laurentiis versasse un milione di euro al Comune, ci sarebbero i tempi tecnici per il sistema antincendio, rifacimento degli intonaci e restyling di massima? Credo di no. Bisogna indire gare, assegnare appalti. Dicembre è vicino»
Ma sono esigenze di ordine pubblico. «Certo, hanno l’assoluta priorità. Forse sarebbe il caso di ragionare col Napoli in un clima di collaborazione reciproca. Fermo restando il rispetto della transazione chiusa».
Sì, ma chi paga i lavori? Il nodo è sempre quello. «Quando fu emanato il decreto Pisanu, avevamo esigenza di far istallare i tornelli, pena la chiusura dello stadio, noi Comune non avevamo un euro. Anche allora vantavamo soldi dal Napoli, chiedemmo al presidente di sobbarcarsi la spesa così da evitare i tempi burocratici di gare e appalti. Lo fece, sborsando di tasca propria due milioni di euro. Accadde la stessa cosa per il completo rifacimento del terreno di gioco. Secondo convenzione, erano lavori che avremmo dovuto fare noi, almeno la prima volta. Li fece De Laurentiis, costarono centomila euro che andarono defalcati dai canoni di fitto arretrati ed altri introiti che dovevamo incassare dal Napoli»
Avevate in bilancio una somma destinata comunque alla manutenzione del San Paolo? «Certo, quattrocentomila euro. Poca roba, che comunque ci consentiva di intervenire per un bene della città».
Un bene della città gestito dal Napoli, però. «Certo. Ma il Napoli valorizza la città con i suoi risultati sportivi. E’ una delle pochissime risorse di questa città. Quindi si ragiona insieme, ci si aiuta reciprocamente. Secondo me il principio: o mi dai i soldi o chiudiamo non funziona».
Lei apparteneva al partito del San Paolo da rifare altrove. «Sì, la mia idea era Bagnoli. Ma anche questa è una decisione che va presa col Napoli. Inutile pensare ad altre sedi se il Napoli vuole il San Paolo».
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
La Redazione
C.T.
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