Claudio Gavillucci, ex arbitro, ha parlato a Radio Kiss Kiss Napoli parlando del libro “L’uomo nero, le verità di un arbitro scomodo:
“Ho scritto questo libro perché a 38 anni, dopo 50 partite in massima serie, con un sms e tre lapidarie parole dopo sono stato dismesso dall’Aia. Sono andato in fondo per capire se le motivazioni tecniche fossero tali, c’è stata una battaglia legale parzialmente vinta, e per l’amore per il mio lavoro ed il calci ho messo tutto nero su bianco.
Poca trasparenza? E’ diffusa in tutti gli ambiti dell’associazione. Non c’è volontà di aprirsi all’esterno, ma di voler per forza nascondere delle cose mentre sui colleghi io metto la mano sul fuoco. L’uomo onesto non è solo quello onesto, ma che vive in un contesto onesto e bisogna che sia più trasparente per evitare retro-pensieri. Vedere settimane intere di polemiche, togliendo spazio al calcio giocato, non è possibile.
Referti pubblici come in Spagna? L’intento del libro è questo, con documenti che fanno capire ai lettori la situazione. La mia prestazione in Samp-Napoli (interruzione per cori razzisti, ndr) fu paragonata per 8,50 alla stessa di Orsato in Inter-Juve (nel libro viene pubblicato il documento, ndr). L’Aia deve spiegare, Nicchi è lì da 12 anni.
Ci sono ombre sulla gestione Nicchi? “Molti associano Nicchi all’Aia, ma non è come un presidente di calcio, è un’associazione con 30mila associati. le regole glielo permettono di stare lì, ma Gravina dichiarò che 2 mandati fossero più che sufficienti. La figura non è più adeguata al servizio che deve offrire l’Aia, a partire dalla comunicazione che nel 2020 ancora non c’è con le altre componenti, non si sa ciò che accade. Con Collina non staremmo qui a lamentarci di 4 mandati congrui, lì gli arbitri non possono parlare ed il sistema elettorale è senza rappresentanza della minoranza o della giustizia”.
Pjanic in Inter-Juve giudicato errore, ma la valutazione finale è buona? “Io non mi sono mai permesso di sindacare i giudizi dell’osservatore, c’è discrezionalità anche in quello, come un giudice, ma l’illogicità tra quello che scrive ed il voto finale. Abbiamo portato proprio questo alla corte federale che mi ha dato ragione, i parametri di giudizio non sono chiari ed auspicano che vengano rivisti”.
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