Manchester City-Napoli è terminata da poco sul risultato di 1-1, è il momento dell’analisi. Vi proponiamo lo sguardo sul match del direttore del sito amico generazioneditalenti.com, nonchè capo-osservatori della RO.AN, nota agenzia di procura sportiva campana in forte ascesa.
Forza, Classe e Cervello – Parlare di impresa sarebbe riduttivo per una squadra che ormai è una realtà del calcio italiano ed europeo. Il Napoli ha giocato con la tecnica e col cuore sopperendo soprattutto con quest’ultimo all’enorme divario di tasso tecnico tra le due squadre . La corazzata di Mancini può permettersi il lusso di tenere in panchina gente come Tevez, Johnson e K.Tourè e questa la dice lunga su che potenzialità abbia a disposizione l’allenatore italiano. Il primo tempo si chiude in totale parità con un legno a testa ( l’imperioso Y.Tourè risponde a quello di Lavezzi) col Napoli molto volenteroso ma troppo spesso schiacciato dietro la linea della palla dall’irritante palleggio inglese. Nella ripresa, invece, la squadra di Mazzarri riesce a passare in vantaggio con uno splendido contropiede portato a compimento da Cavani (e c’era già chi lo dava per meteora) su assisti di Maggio. Purtroppo dopo un’altra traversa (Aguero) arriva il pareggio di Kolarov da cui ti aspetti una sassata e invece te la piazza di precisione sfruttando l’erroneo piazzamento della barriera. Tutto sommato il pareggio finale è un risultato giusto e tutta l’esperienza che i partenopei stanno accumulando sarà un grande tesoro per le partite future in campo europeo e non. Peccato per quel salvataggio di Mr Kompany sulla linea su tiro di Hamsik.
E la giacca? – La domanda di serata non è perché Mazzarri non abbia fatto entrare Pandev invece di Dzemaili per sostituire l’infortunato Lavezzi né perché il promettente Fernandez non trovi spazio con Cannavaro e Aronica titolari. Potremmo chiederci allora come fanno Gargano e Campagnaro a correre così tanto o Zuniga a giocare con quella calma su una fascia non sua ma la vera domanda di serata è un ‘altra: Che ci fa l’allenatore di San Vincenzo con quel giubbotto sportivo? Dov’è finita la storica giacca che con tanta superstizione viene tolta nel finale di partita da tre anni a questa parte? Che sia l’inizio di una nuova era o è il semplice frutto di una mossa di marketing? Staremo a vedere…
Questa sera la vera vittoria è arrivata, è la consapevolezza di essere forti che si è diffusa all’interno dello spogliatoio azzurro.
A cura di Massimo Tanzillo
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