Mazzarri, per la prima volta dall’inizio dell’anno, decide di non snobbare il campionato prima di un incontro di Champions, conscio dell’importanza di battere un’avversaria diretta e accorciare la classifica, per cui formazione tipo (ad eccezione di Dzemaili al posto del convalescente Gargano) e atteggiamento iniziale aggressivo. Reja, invece, vuole solo limitare i danni, mancandogli i leader della difesa (Dias) e dell’attacco (Klose) e avendo un primo posto da preservare più che da implemetare. Per cui il fatto che il Napoli abbia finalizzato molto di più (12 tiri contro 4) e sia arrivato spesso al cross (27 contro 18) è logica conseguenza delle scelte dei due allentori più che una nota di merito per i padroni di casa.
L’inizio gara era stato promettente per gli uomini di Mazzarri che per 20′ manovrano con velocità. Emergono però presto due evidenti difficoltà. La prima: la spinta «automatica» di Maggio e Dossena induce i centrocampisti a cercare a occhi chiusi il cambio di gioco in fascia rinunciando a priori alla giocata «dentro» sugli attaccanti. Cavani, che spesso fa il movimento a rientrare per poi buttarsi oltre la linea difensiva ma è sempre ignorato. La seconda: Inler si posiziona basso, braccato da Hernanes, con Hamsik e Dzemaili interni alti, troppo alti. In quella posizione si vanno spesso a schiacciare sugli attaccanti, chiudendosi gli angoli di gioco e facilitando la densità centrale dalla Lazio. Le difficoltà dell’ex parmense sono anche psicologiche ormai e l’errore di misura al 22′ (assist in area a Cavani servito sui piedi invece che sulla corsa) lo testimoniano. Rimane il lancio lungo a scavalcare il traffico ma anche ad eliminare dal gioco i giocatori più qualitativi del Napoli (Hamsik in particolare).
Problematiche che hanno riflessi negativi per i padroni di casa sul diagramma del match. Il Napoli dovrebbe abbassare il baricentro, rifiatare e cercare qualche ripartenza. Invece continua a stare alto accentuando, se possibile, pressing e confusione. Per cui alla fine le opportunità del contropiede ce le hanno gli ospiti, che però non sfruttano alcuni break interessanti come quello al 41′ quando Radu intercetta un passaggio orizzontale del maldestro Dzemaili e accelera centralmente. Buon per il Napoli che Cissé è un fantasma e Sculli gira sempre troppo a largo. Solo un minuto prima un ottimo raddoppio di Inler su Harnanes aveva però aperto un’altra fase della partita. Il nazionale svizzero alza la testa e vede il taglio profondo di Cavani, il lancio verso il bomber spacca improvvisamenta in due la squadra avversaria e apre spazi fino ad allora mai visti. Si avventa Hamsik sulla corta respinta aerea di Radu, Maggio arriva a sostegno ma il passaggio decisivo è ancora fuori misura. I padroni di casa ritrovano velocità. Inler trasforma i recuperi difensivi in opportunità per ripartire e al 44′ si vede il primo passaggio filtrante degno di questo nome. Sarà Stankevicius ad anticipare Cavani in angolo.
Nella ripresa Mazzarri decentra Lavezzi. Con le sovrapposizioni di Dossena si crea immediatamente il 2 vs 1 nella zona di Konko e arrivano le prime palle gol vere. Il Napoli pensa di aver trovato la chiave giusta per scardinare il bunker di Reja e in effetti il gol arriverebbe anche, ma un fuorigioco inesistente fischiato a Maggio tiene il punteggio in parità. Reja ripresosi dalla shock, cambia inserendo Matuzalem al posto del sempre più abulico Hernanes. La Lazio ritrova equilibrio e fiducia. Gargano entra per Dzemaili ma i benefici non sono immediati. Mazzarri non ci sta e cambia ancora. Butta dentro Pandev e arretra Maggio. Una mossa già vista. Il sistema di gioco diventa il 4-3-3. Reja si spaventa e toglie Sculli per Gonzalez. Passa a 4-5-0, visto che Cissé è inesistente. Lascia di fatto campo libero ai padroni di casa che ringraziano e partono in forcing. Dall’85’ al 94′ il Napoli produce il suo massimo sforzo e anche qualche clamorosa palla-gol. Le mischie, gli errori sotto porta di Lavezzi, le acrobazie di Marchetti lasciano l’amaro in bocca ai tifosi partenopei. Ma per vincere partite di questo genere forse serve una continuità di gioco che, forse, il Napoli oggi non ha.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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