Come, purtroppo, accade da tempo, le beghe dei dirigenti tendono a ritardare gli ovvi e necessari discorsi sul calcio. Il fisco viene a fare visita al calcio, il Napoli tende a sbranarsi all’interno, secondo la consuetudine nostrana che esige autolesionismo, indegne furberie e vendette sottilissime.
Accade così che proprio quando l’ambiente del calcio, attaccato, da diverse parti, avrebbe dovuto presentarsi compatto, al cospetto di certa gente che guarda il fuscello negli occhi altrui e non la trave nei propri, il fescennino abituale si allarghi.
Nel frattempo, grazie al cielo, le speranze delle nostre in Champions (Milan a Minsk con il Bate e l’Inter in casa con il Lille ed il Napoli in Baviera) sono immutate.
Calcio ritardato, quindi, almeno per quanto concerne il Napoli, partito benino ma sempre equivoco, in campionato. Juve in economia, Milan un po’ meno. Opportunamente segnalata, a puro titolo di cronaca, la gradita predilezione del club di Berlusconi per Napoli, la sua Provincia e la Campania, quale località intermedia, nelle sue trasferte al sud. Il Milan si è appoggiata sulla struttura della famiglia Cesaro in Sant’Antimo ed ha affiliato per i suoi progetti giovanili gli “Azzurri” di Torre Annunziata. Il zompo nordista “esita” dunque nella Provincia napoletana, prima di prendere le strade di Lecce, Catania, Palermo. Anche la Fiorentina, vista “esitare” a Napoli è tornata alla vittoria anche se tra i fischi dei suoi stanchi tifosi.
Lo stesso dicasi dell’Inter il cui presidente Moratti ho incontrato in Chiesa in Piazza San Babila, esitante ed in piena zona retrocessione. Un bel campionato, dunque ha preso l’avvio.
E la Campania sembra riuscire gradita a tutte le concorrenti maggiori. Non a quelle minori.
Ma Napoli, sempre viva, non si accorge di questa bagarre e si dimena per organizzare subito una personalissima, all’interno del suo sodalizio calcistico.
DI Hamsik goleador e di Inler che, di conseguenza potrebbe ritornare regista parleremo, quindi, dopo.
Importanti sono le beghe, per adesso. De Laurentiis ha esposto le sue idee. E, guarda caso, si è agganciato, tra l’altro, a quanto noi andiamo dicendo da anni.
La necessità di un vivaio che per adesso al Napoli sta per dare, grazie a Zeman, uno stratosferico Insigne, mentre nel Milan giocano da titolari Abbiati, Abate oltre a Merkel, Paloschi e altri in prestito altrove.
L’affermazione è stata riportata anche da quei giornali che dicono Santana e non Maiello; Britos e non Aronica e che, a suo tempo, non spesero una parola nella valorizzazione di Cannavaro. Questo per limitarci agli episodi più evidenti, perché ci sarebbe da divertirsi con le pieghe esterofile mostrate, ad esempio, durante la possibilità di riportare a Napoli Floro Flores.
De Laurentiis è stato molto apprezzato per la chiarezza con la quale ha parlato. Specie quando ha invocato chiarezza a livello di giornalisti, dirigenti, pubblico, impiegati e giocatori. Ha accennato dei temi. L’argomento vivaio è stato lasciato cadere così. Però De Laurentiis, almeno a questa parte, è sembrato dimentico di qualcosa di importante. Semplicemente che il primo chiarimento è lui a doverlo fornire: alla opinione pubblica innanzitutto. E chi può dire con esattezza, almeno fino ad oggi, dove va a parare De Laurentiis. Ieri assertore della politica giovanile; oggi smentitore (smentire). Ieri amico di Tizio, oggi di Caio. Ieri apparentemente competente; oggi statistico – cabalistico. E chi potrà negare la perplessità che ormai ha destato nella gente di buon senso, alimentando attorno a se la cortina fumogena di un pugnetto di supermanager (da Fassone a Chiavelli, da Bigon a Santoro e poi Micheli, Zunino etc), utili per dirigere una società, che è entrata nel costume civile e moderno della nostra Città?
Ecco, dunque, questo è il punto nostro; prima di tutti quanti gli altri parli De Laurentiis, cioè il presidente. Il noto produttore cinematografico voluto diventare presidente.
Esponga dunque il suo programma, non legato a questa o a quella situazione (l’autosufficienza è prerogativa virile e necessaria) e poi avrà la risposta che merita da tutti.
Un programma che non sia legato alla utilità sociale e quindi materiale del Napoli a Napoli e al Sud intero, non potrà vederci d’accordo. Un programma che tenda a stordire la massa, che deve acquisire una sua più precisa coscienza, non può non essere rigettato. Barnumi non ne vogliamo più e, possibilmente, desidereremo occuparci molto più di calcio.
Tanto per incominciare non si possono non discutere le pieghe molteplici, sul piano tattico e tecnico, che sta assumendo, non so con quanta responsabilità da parte di Mazzarri, l’inquadratura partenopea.
Si sta passando da una mossa all’altra con una disinvoltura eccessiva.
Ecco De Laurentiis, questo è un altro chiarimento necessario. Saranno Champions e Campionato, come sempre, a chiarire almeno questi equivoci. Sconfitti in maniera indecorosa a Catania, si fa avanti il Bayern e poi domenica sera la Juventus. Due squadroni.
Non forzato è apparso il Bayern, almeno fino alla tre quarti di campo. Un grande centrocampo sembra in grado di offrire ai tifosi bavaresi soddisfazioni nuove e ritempranti. Schweinsteiger e Tymoshuk lo guidano con l’astuzia di consumati campioni. Heynckes, opportunamente, ne vellica orgoglio e quant’altro rimane nella pancia loro. Forte, come dicevamo, fino alla tre quarti, il Bayern è, invece, stratosferico in attacco. Alle spalle di Super Mario Gomez, giostrano il fantastico Ribery, il giovane Kroos ed un giovane talento tedesco, Muller, destinato a diventare uno dei migliori al mondo. Ben allineati su linee difensive, hanno nei difensori centrali, forse l’unico punto debole. In porta quel Neuer di grande affidabilità.
Il nuovo esame internazionale vale soprattutto per il centrocampo azzurro, zona per adesso ambigua e mal interpretata. Non per Cavani, che si batte con l’animus tipico del cadetto coraggioso e indomito. Non per Lavezzi apparso voglioso e sicuro, ma sempre uomo di lune molteplici e nemmeno per Campagnaro, tra i più onesti del momento. Per Hamsik pensiamo sia da lanciare verso la propria porta e non solo l’altrui. Non è solo attaccante.
Resta De Sanctis, abbastanza deciso credo a non lasciarsi soffiare la Nazionale.
E per oggi crediamo che basti.
NANDO TROISE
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