Leonardo non ci sta. In un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport il direttore generale dell’area tecnica-sportiva del Milan è tornato a parlare dei cori razzisti, degli ululati e delle banane gonfiabili dei tifosi della Lazio all’indirizzo di Bakayoko e Kessie, nella sfida di Coppa Italia: “Partiamo da due premesse. Prima: non parlo perché abbiamo perso. La Lazio ha vinto sul campo e ha meritato la finale. Seconda: dopo la vicenda della maglia di Acerbi, noi siamo intervenuti per risolvere il caso, ma abbiamo evitato qualsiasi dichiarazione pubblica per favorire un avvicinamento il più sereno possibile alla Coppa Italia. Quello di Kessie e Bakayoko è stato un grave errore, ma è il solo episodio venuto alla luce di una partita in cui c’è stato molto altro: insulti, provocazioni e rissa finale. Noi non abbiamo denunciato nulla”.
“Prima ancora che si pronunciasse il Giudice Sportivo, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti e il presidente della Figc Gravina hanno commentato in modo duro il comportamento dei nostri giocatori e chiesto pubblicamente dei provvedimenti. Prima ancora che si pronunciassero gli organi competenti. Curioso, per non dire grave. Dopo gli insulti razzisti a Kessie e Bakayoko di mercoledì non ho visto la stessa reattività e la stessa intransigenza. Giorgetti e Gravina, dove sono finiti? Il vice Presidente del Consiglio, Salvini, se l’è cavata anche lui con un commento molto generico, ha usato la parola “vergogna” solo per il gioco del Milan. E invece bisogna spendere la vergogna per episodi molto più gravi”. MAZZOLENI – “Ci doveva essere maggiore attenzione per stroncare sul nascere ogni forma di provocazione. C’erano mille motivi per interrompere la partita. Con le nuove norme, non dovevano neppure attendere il secondo o il terzo coro, bastava il primo per richiamare le squadre in mezzo al campo, far diffondere gli annunci e poi nel caso di altri cori sospendere la partita. Invece nulla, ma i cori razzisti e gli ululati li hanno sentiti tutti. Eppure Mazzoleni ha tirato dritto, come se fosse l’unico a non sentire”.
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