Leo Junior a Pescara è stato una specie di re senza corona. Tutto casa, campo e studi televisivi perché all’epoca conduceva il programma «Brasi… Leo» in una tv privata. Al campo, la domenica, arrivava sempre con il figlio, vestito da mascotte biancazzurra. «Il Pescara che gioca col Napoli? Che sberle prendevamo in quegli anni». Dopo le imprese di Torino e i litigi con Radice, Junior ritrovò nell’appassionato ambiente abruzzese la voglia di sorridere. Formidabile terzino d’attacco sulla sinistra: segnò un gran gol all’Argentina nell’82, poi l’eliminazione con gli azzurri (ed è lui a tenere in gioco Rossi sul 3-2). Nel Torino gioca col 5 sulla spalle, organizza il gioco da regista, segna 7 gol. Gli ultimi spiccioli di saggezza e di classe li dà con Galeone.
Quale delle due sconfitte al San Paolo quella più dolorosa?
«Il primo anno col Pescara prendemmo sei gol al San Paolo ma io non ero in campo. La stagione dopo fu un massacro: Maradona e i miei amici Careca e Alemao non si fermarono mai. Otto gol in una sola partita io non li avevo mai presi».
In campo con lei c’era Bergodi, che ora è l’allenatore del Pescara.
«Il Napoli mi sembra molto più forte del mio Pescara anche questa volta. Non ha Maradona, però mi sembra che anche Cavani sia uno che non si fermi mai davanti alla porta. Spero che non finisca con un’altra goleada perché poi è davvero dura reagire».
Era il leader di quella squadra?
«Ero quello con più esperienza di serie A: avevo giocato con il Torino e sfiorato lo scudetto. Decisero di darmi subito la fascia di capitano di quel Pescara e io ne fui molto onorato. Per questo ho sofferto tantissimo per quel durissimo ko con il Napoli anche perché molti tifosi contestarono anche me».
Non fu facile dimenticare quell’8-2?
«Impossibile. I tifosi erano scontenti, amareggiati e neppure io venni risparmiato dalle critiche».
Quasi prese a botte un tifoso, lo sa?
«Non mi ricordo, ma non mi stupisco. Quella sconfitta è rimasta a lungo una ferita aperta. Al ritorno volevamo vendicarci, ma quel Napoli era davvero formidabile. Forse una delle squadre più forti d’Europa in quel momento».
Stasera c’è il derby di Torino. Nostalgie?
«Ma no. Mi spiace solo per i granata che la Juve mi sembra nettamente favorita. Spero proprio che non sia così, però».
I bianconeri sono i favoriti per lo scudetto?
«Non è che seguo proprio tanto il campionato italiano di questi tempi. Ho visto poche di partite di serie A e quel poco che ho visto mi fa dire che è la Juve quella che mi sembra la più forte. Poi dietro è una bella lotta, Napoli e Inter in testa, vedendo la classifica».
Il Brasile ha regalato campioni all’Italia Zico, Falcao, Cerezo, Socrates, Careca, Ronaldo, lei. Ora non più. Perchè?
«È stato a lungo il posto dove si giocava il campionato più bello del mondo. Ora non mi sembra sia più così. Poi abbiamo il mondiale nel 2014 e i più forti vogliono vincerlo giocando qui da noi».
A proposito di campionato del mondo: ricorda Italia-Brasile dell’82?
«È stata la più grande ingiustizia sportiva del secolo, la sconfitta in Spagna contro la nazionale azzurra».
Lei è stato protagonista infelice di quella squadra magnifica e presuntuosa: Zico dice che la vittoria dell’Italia è stata una rovina per il calcio.
«Io dico solo che quella gara l’abbiamo persa perché ogni tiro che Paolo Rossi faceva, riusciva a fare gol. Se l’avessimo giocata altre trenta volte consecutive, l’avremmo sempre vinta noi».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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