“Daniel lotta come un Leone”, questo lo striscione apparso sulle gradinate dello stadio Granillo di Reggio Calabria a far da scenografia al match tra Reggina e Lupa Roma. Le rivalità, il calcio, tutto va in secondo piano quando a 19 anni vieni operato per un tumore al cervello. La città, lo stadio, la gente tutta risponde con rumorosa eleganza portando alta la bandiera della speranza per Daniel Leone, che possa vincere la sua partita più importante. E nel mezzo c’è un match da giocare che Roberto Insigne potrebbe decidere a tempo quasi scaduto, con un rigore che il fratello di Lorenzo calcia sul palo, l’urlo del goal strozzato in gola dopo aver spiazzato il portiere Rossi. E’ un pareggio che sa d’amaro per gli amaranto, che hanno dominato nel primo tempo sfruttando in contropiede gli spazi lasciati dalla difesa ospite ed è proprio da una di queste situazioni che nasce il goal, di Louzada su lancio di Rizzo, il brasiliano a tu per tu con l’estremo difensore avversario non sbaglia e porta i suoi in vantaggio. Nella ripresa la doccia gelida del goal di Raffaello al 50′, il pareggio dei capitolini manda in tilt la gara che esplode con occasioni e capovolgimenti di fronte da una parte e dall’altra. Avrebbe anche l’occasione di vincerla, la Lupa Roma, la partita, con il suo uomo migliore, Perulli, croce e delizia dei laziali, spina nel fiano della difesa calabrese ma sempre impreciso negli ultimi metri, calciando in porta quando era preferibile passare ad un compagno smarcato, in occasione dei tanti contropiedi concessi dalla Reggina, e servendo l’assist quando invece era preferibile concludere. Partita dai due volti anche per Roberto Insigne, praticamente perfetto fino alla conclusione che sbaglia irrimediabilmente ogni volta. A giro su punizione, duettando con Masini, raccogliendo gli assist di Dall’Oglio, l’imprecisione avvolge il piede mancino di Roberto che avrebbe l’occasione di salvare i suoi, a tempo praticamente scaduto, dopo l’ennesima azione personale che lo ha visto superare due avversari e involarsi verso la porta fino ad arrivare in area di rigore, dove viene fermato fallosamente. Cerca il pallone, lo pretende, con la rabbia del leader, in assenza di Di Michele si assume la responsabilità di calciare il penalty che fallisce centrando in pieno il palo, la metafora perfetta del suo match di stasera.
A cura di Andrea Cardone
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