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Lega, il neo-presidente Miccichè: “Napoli, Milano, Torino grandi squadre e grandi città, altri non possono offrire questo”

''Tutti sono esponenti economici: un obiettivo è il profitto''

Eletto come nuovo presidente della Lega Serie A, Gaetano Micciché ha parlato agli organi di stampa presenti, fra cui RMC Sport: “Ringrazio il presidente Malagò e tutti i 20 presidenti che, in maniera inusuale, hanno deciso di votarmi all’unanimità. Alcuni li conosco per lavoro, altri perché sono appassionato di sport, sono molto orgoglioso e anche impegnato, emozionato, in quello che dovrò fare nei prossimi tempi. Ho sempre considerato lo sport una componente fondamentale della vita. Ho un nipotino di 5 anni, che per la prima volta è andato allo stadio in vita sua, e un padre di 97 anni che mi ha chiamato ieri alle 16.30 per dirmi che guardava la partita alla tv. Tutti possono godere dello sport e il calcio è lo sport più noto in Italia, in Europa”.

Su cosa può fare. “Posso portare un contributo, assieme al CdA, che spero venga nominato il prima possibile, e al nuovo amministratore delegato, di serietà e di capacità di coinvolgere tutte le componenti. CdA, Lega, società, stakeholders come tifosi, organizzatori di eventi e via dicendo, cercando di far sì che il mondo del calcio diventi una grande realtà in cui perseguire gli interessi di tutti”.

Sugli obiettivi. “Quantitativi e qualitativi. Tutti sono esponenti economici: un obiettivo è il profitto, quindi trovare le soluzioni migliori per valorizzare il calcio italiano. E poi obiettivi qualitativi: il calcio racchiude tutta la società civile italiana. Quando dico che il calcio italiano è il migliore al mondo so bene che ci sono grandissimi campioni e squadre altrove. Ma quello che abbiamo noi è unico: grandi squadre e grandi città: Napoli, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Roma, Torino, Mliano, Venezia. Non sono solo posti dove vedere la partita, ma dove il mondo ha interesse a essere: vedere le chiese, i musei, i ristoranti. Tutto questo gli altri campionati non sono in grado di offrirlo. Ce la possiamo fare e giocare”.

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