Non ci sono solo le luci del sogno Bryant, una coperta che non basta a coprire le magagne di un movimento che sta implodendo senza che nessuno muova un dito. La serie A a 17 squadre è la sconfitta più bruciante, soprattutto perché la stagione si annuncia un percorso ad ostacoli. L’ennesima di uno sport che sembra davvero non trovare pace. In questo panorama, Napoli e il basket napoletano sgomitano per ritrovare uno spazio vitale che oggi non c’è. La ripartenza voluta da Salvatore Calise, appassionato e sfrontato, è una scommessa bella ed intrigante. I mille e più che alla prima hanno gremito il PalaBarbuto sono il segnale di una voglia di rivalsa di una piazza scottata da fallimenti e mortificazioni in serie. Da quel patrimonio, da quella voglia, bisogna ripartire. Il Palazzo del basket ha spinto per riavere Napoli in pista, ma non basta e non può bastare inserire una squadra azzurra in un campionato, soprattutto se ci si deve ‘lavare la coscienza’ dopo aver avallato avventure folli e senza quattrini. Due vittorie su due nelle prime giornate hanno acceso l’entusiasmo, ma guai a pensare che la squadra di Bartocci, saggiamente attento a tenere i piedi per terra, possa fare da rullo compressore: oltre ad aver ereditato le difficoltà e l’equilibrio della vecchia A Dilettanti, la Dna ha in più le incognite di un torneo tutto nuovo, dove le squadre sono quasi tutte costruite ex novo e dove la forza di una squadra sul parquet quasi mai coincide con quella che è stata stilata sulla corta. Ecco perché è bene ricordare che il cammino è irto di ostacoli pur senza dimenticare che se è giusto non illudere la piazza con presunti proclami, come è invece accaduto in passato, lo è altrettanto lusingarla, stimolarla. Un po’ come accadeva col Napoli calcio in C: chi andava a vedere quelle partite con avversari improbabili, sapeva che di lì a poco avrebbe rivisto il Milan, l’Inter o la Juve. Insomma calma ma poi non troppa.
Il cammino in salita è anche quello di Sant’Antimo, matricola di Lega2 alle prese con l’adattamento ad un campionato che ha più equilibrio che in passato e con un problema palasport che costringe per ora Scotto a giocare nella sua Pozzuoli. Lo sforzo dell’architetto Cesaro va comunque apprezzato, al di là del fatto che sia stata o meno realmente in ballo l’ipotesi di un trasferimento a Napoli. Non è da tutti con la situazione economica attuale e con lo sfacelo in cui vive il basket italiano, affrontare l’avventura di un campionato professionistico in un piccolo centro. Solo per questo, il club biancorosso merita un plauso. E la scelta di operare in modo mirato sul mercato è giustificata da questa situazione. Il dato di fondo è che in questi due club è stato gettato il ‘seme’ di una rinascita, la speranza di una cultura cestistica nuova, duratura. Ovvio che servano ancora investimenti e crescita sportiva, ma per raccogliere i frutti bisogna pur piantare gli alberi. Se poi, attorno, crescesse qualcos’altro, allora davvero si potrebbe pensare in grande. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha parlato più di una volta della questione Palargento, l’ha messa in agenda tra le cose da fare. La speranza è che il passato non torni. E che le parole, come non era mai accaduto realmente prima, si trasformino velocemente in fatti.
Fonte: PallacanestroNapoli.it di Marcello Altamura
E.D.P.
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