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L’editoriale di Alfredo Pedullà: “Sarri o son desto”

Sogno o son desto? No, Sarri e son desto. Dedicato a chi, dopo appena qualche settimana di campionato, aveva messo in discussione un allenatore fresco di Napoli. Che neanche aveva assaggiato la margherita o la quattro stagioni e qualcuno gli aveva detto “scusi, lei è inadeguato, non durerà molto”. Sono i famosi PP, al secolo presunti profeti, che parlano in funzione del risultato e/o delle convinzioni (le chiamiamo così?) personali. Pronti, perché spesso hanno la faccia come il …cuoio, a cambiare opinione in rapporto ai risultati che tizio o caio ottiene. Già, lunedì pomeriggio sulla tangenziale di Napoli c’era più traffico del solito, si impiegava un’ora in più a percorrerla dall’inizio alla fine per la presenza dei carri con l’immaginetta di Maurizio. Posti in piedi, tutto esaurito, e pazienza se sui carri c’era a chi fino a dieci minuti prima aveva chiesto con forza la testa dell’allenatore. Coerenza zero? Ma per salire sui carri le coerenza non è richiesta, l’esatto contrario sì.

Sarri e son desto. Semplicemente perché il Napoli doveva memorizzare i meccanismi di un allenatore che non aveva avuto il tempo di ambientarsi a Castel Volturno. E già aveva dovuto fare i conti con gli sbandieratori, anche dell’informazione. Quelli che a Benitez avrebbero perdonato qualsiasi cosa, eventualmente persino qualche spiata al nemico, e che lo avevano visto dileguarsi da Napoli – destinazione Madrid – poche ore dopo uno dei più grandi capolavori al contrario nella storia del club. Ovvero, ciao Champions, in casa contro la Lazio, al termine di una delle solite interpretazioni figlie di Rafa: superficialità, scarsi equilibri (non solo difensivi), andiamo a improvvisare.

Sarri e son desto. Perché quella stessa Lazio, più o meno, il Napoli l’ha presa a sberle. Non facendola respirare dal primo minuto, trovando la quadratura necessaria, imponendo soprattutto il gioco offensivo dall’alto di una fame assassina, quella che hanno gli squali quando in mare aperto vanno alla ricerca di qualcuno, sapendo che quella ricerca varrà saziata presto. Il Napoli più bello, più veloce, più rapido di gambe e di pensiero, degli ultimi anni. A Maurizio avrà fatto piacere leggere queste cose, magari pensate e scritte dalle stesse persone che avevano visto nel Napoli un mistero buffo, un romanzo giallo irrisolvibile, l’inquieta routine di una stagione che avrebbe regalato soltanto dolori. Già, perché le gioie con Rafa erano state talmente tante che avevano fatto festa per l’intera estate.

Sarri e son desto. Già perché il vizietto tutto italiano di mandare gli allenatori in corto circuito dopo appena due o tre settimane di campionato prima o poi verrà rispedito al mittente. In compagnia dei prevenuti che, magari, scelgono i personaggi comodi da bersagliare. Magari ignorando chi buca le stagioni da anni, eppure è sempre lì, con una squadra da guidare e un alibi da rinfrescare. Non ci voleva il mago per capire che il Napoli prima o poi avrebbe trovato la quadratura, imponendo la trazione anteriore di un organico che ha un assortimento offensivo con pochi eguali. E non soltanto in Italia.

Sarri e son desto. Chi dormiva prima la prossima volta punti la sveglia. Ora non è importante capire dove arriverà il Napoli. Era molto più importante non partecipare al “funerale” su commissione. Senza un motivo e senza un perché. E chi si è nascosto sul carro si prepari a scendere, è stato smascherato.

fonte: alfredopedulla.it

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