La doccia anticipata stavolta è freddissima, perché mentre Napoli-Chievo sta per avvicinarsi quel dolorino diviene il tormento d’una vigilia già bella carica d’attesa e ora pure impregnata dal pathos: Cavani no, Cavani ni, Cavani sì, sbilanciarsi è un’opzione assai rischiosa e sino alle dieci del trenta del mattino, quando il big ben darà il via per la rifinitura, meglio non avanzare ipotesi.
Si gioca e con el matador che resta aggrappato alle personalissime sensazioni ma anche a valutazioni inevitabili: mercoledì c’è l’Atalanta, poi il Torino al san Paolo e, quattro giorni, anche la Dnipro, che introdurrà alla trasferta di Marassi contro il Genoa. Dunque, conviene? Lo dirà il bomber, quella macchina perfetta che sa guardare dentro di sé ed avvertire i messaggi che gli invierà il corpo: per ora, prima di andare a nanna, persino ottimismo e pessimismo restano equi. E allora: Cavani sì al 50%, che non è granché ma è la realtà che filtra dalle pareti di Castelvolturno, dove Pandev comincia a studiare da centravanti, ruolo nel quale s’è già calato – e spesso – nella passata stagione e situazione che contro la Juventus gli valse una doppietta.
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